Beatificazione di Moro, mai chieste tangenti

La Congregazione per le cause dei santi smentisce le accuse di un servizio giornalistico

Moro
Aldo Moro ricevuto da Papa Paolo VI © Vatican Media

La Congregazione per le Cause dei Santi smentisce, con una nota ufficiale, la trasmissione della Rai “Report”. In un servizio trasmesso lunedì 12 aprile, il giornalista Giorgio Mottola ha raccolto la denuncia di Nicola Giampaolo, ex postulatore della causa di beatificazione di Aldo Moro, lo statista democristiano che le Brigate Rosse rapirono e uccisero nel 1978. Giampaolo ha affermato di aver ricevuto una richiesta di denaro per avviare la causa. L’accusa è rivolta al sottosegretario padre Bogusław Turek.

La causa che non c’è

Nelle precisazioni della Congregazione, datate 9 aprile, e quindi evidentemente inviate a “Report” prima della messa in onda del servizio, si legge: “Presso la Congregazione non vi è alcuna causa per la beatificazione riguardante l’on. Aldo Moro. Di conseguenza, il sig. Nicola Giampaolo non è mai stato ratificato da questo dicastero come postulatore della causa in questione.

L’accusatore non era più postulatore

Nel mese di aprile del 2018 questa Congregazione è stata informata che i promotori della causa dell’on. Moro avevano revocato autonomamente a Giampaolo il mandato di postulatore per la fase diocesana, provvedendo a nominarne uno nuovo. Va notato, pertanto, che la presunta richiesta finanziaria non poteva essere avanzata a Giampaolo nel giugno del 2018, come egli asserisce, in quanto non era più postulatore.

Si precisa che presso la Congregazione per le Cause dei Santi non esiste alcuna forma di accreditamento dei postulatori come Giampaolo scrive nel suo curriculum”.

La versione del sottosegretario

Dal canto suo, padre Turek ha indirizzato una lettera all’autore del servizio che riportiamo integralmente:

Gentile Dottor Giorgio Mottola, con la presente mi riferisco all’accusa del Sig. Nicola Giampaolo circa la richiesta economica che gli avrei fatto per agevolare la Causa di beatificazione dello statista italiano Aldo Moro.


Innanzitutto, desidero precisarLe che ho conosciuto le affermazioni del Sig. Nicola Giampaolo soltanto mercoledì 7 aprile quando, in ufficio, ho letto la sua mail. Per quanto riguarda l’accusa formulata dal menzionato Sig. Nicola Giampaolo voglio ribadirLe ciò che ho detto durante il breve incontro che abbiamo avuto nella sacrestia di una chiesa il giorno di Pasqua: quanto affermato non è vero. Ho incontrato il Sig. Nicola Giampaolo negli uffici della Congregazione per parlare della sua nomina a postulatore in fase romana di due Cause, non riguardanti quella dell’Onorevole Aldo Moro.

In quell’occasione, come è il mio dovere di sottosegretario, gli ho presentato e spiegato con cortesia i motivi che hanno portato il Congresso Ordinario del Dicastero (un organo collegiale che delibera sulle questioni riguardanti le Cause) a non ratificare la nomina per le menzionate due Cause a motivo della mancanza dei requisiti richiesti dalle norme canoniche.

Non ho mai trattato o avuto a che fare con la Causa di Aldo Moro anche perché nel Dicastero non è stata finora presentata. Infatti, il Vicariato di Roma, al quale è stata fatta domanda di aprire il relativo processo diocesano, non si è rivolto al Dicastero per chiedere l’autorizzazione ad iniziare la Causa.

Augurando un buon lavoro, Le porgo i miei saluti

padre Bogusław Turek, CSMA

L’attuale postulatore

Dal 2018 il postulatore è il domenicano padre Gianni Festa. Moro era infatti un terziario domenicano. In una intervista a Vatican News del luglio di quell’anno, padre Festa affermava che il percorso diocesano della causa era ancora alla fase iniziale. L’iter della causa, tuttavia, appare abbastanza tormentato, al punto che la figlia di Moro, Maria Fida, nel maggio 2019 scrisse a Papa Francesco per chiedergli “di interrompere il processo di beatificazione di mio padre Aldo Moro, sempre che non sia invece possibile riportarlo nei binari giuridici delle norme ecclesiastiche”.