Cardinale Arizmendi: Dibattere o squalificare

Bisogna essere perspicaci e non lasciarsi convincere dalle offerte e dalla propaganda più allettanti

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Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della Fede presso la Conferenza dell’Episcopato Messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale intitolato “Dibattere o squalificare”.

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ASPETTO                                                                            

Quando studiavo Teologia alla Pontificia Università di Salamanca, Spagna (1959-63), ogni otto giorni, in classe e con tutti gli studenti provenienti da vari paesi, si svolgeva un esercizio simile a un dibattito per approfondire una tesi: qualcuno ha spiegato e altri hanno sollevato obiezioni. Quando è arrivato il mio turno di parlare, l’insegnante mi ha detto che avrei dovuto parlare della dimora di Dio in noi, secondo 2 Pietro 1:4 che dice: “Tu partecipi della natura divina”. Hanno chiesto a due colleghi di contestarmi sull’argomento e io ho cercato di difendere ciò che dice la quale dottrina. Il dibattito riguardava le idee, non la nostra vita personale. È così che abbiamo imparato ad approfondire gli argomenti. Ottima risorsa pedagogica! Tutto era in latino. Non c’erano distrazioni, come adesso con i cellulari che distraggono gli studenti: non approfondiscono gli argomenti né li trattengono nella memoria.

Siamo in tempo di preparazione alle elezioni nel nostro Paese ed è consuetudine organizzare dibattiti tra i contendenti per le varie posizioni. È interessante conoscere le proposte che ogni persona offre e valutarne la personalità. Tuttavia, ciò che risalta di più sono le squalifiche tra i candidati. Invece di discutere sulle diverse opzioni per migliorare il Paese, che non sono solo due, si diffondono dati, veri o male interpretati, anche sulla vita privata, per seminare sfiducia verso gli altri e conquistare voti. Ciò abbassa la qualità dei dibattiti, poiché sembrano più un ring di combattimento e un campo di battaglia, in cui si cerca di sconfiggere gli altri. Si discute poco sulla convenienza o sulla fattibilità di una proposta.

È sempre necessaria una sana discussione sulle diverse opzioni per il Paese; ma è degradante quando ogni giorno al mattino si offende qualcuno che non è d’accordo con un modo di governare; quando si pontifica su tutte le questioni, come se si avessero tutti i dati sulla realtà in cui si vive e come se quella fosse la soluzione migliore ai problemi e ai bisogni reali. Abusando del potere che si ha, chi ha un altro modo di vedere le cose viene insultato e squalificato. Ciò degrada la politica. Non si tratta più di un dialogo rispettoso per trovare insieme la soluzione migliore, ma piuttosto di legittima difesa con offese agli altri. Questa non è intelligenza e tanto meno saggezza, ma solo astuzia demagogica. È necessario un dialogo rispettoso tra le diverse visioni del Paese, non le dispute viscerali che talvolta vediamo anche tra i legislatori.

DISCERNERE

A questo proposito Papa Francesco dice nella sua enciclica Fratelli tutti:


“Il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti è seminare disperazione e suscitare una sfiducia costante, anche mascherata dietro la difesa di alcuni valori. Oggi in molti paesi viene utilizzato il meccanismo politico dell’esasperazione, dell’esacerbazione e della polarizzazione. Ad altri, in vari modi, viene negato il diritto di esistere e di avere un’opinione, e per farlo ricorrono alla strategia di ridicolizzarli, sospettarli e circondarli. La loro parte di verità, i loro valori, non trovano riscontro, e in questo modo la società si impoverisce e si riduce all’arroganza del più forte. La politica non è più una sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, ma solo ricette di marketing immediato che trovano nella distruzione degli altri la risorsa più efficace. In questo meschino gioco di squalifica, il dibattito è manipolato verso uno stato permanente di interrogazione e confronto” (15).

“In questo conflitto di interessi che ci mette tutti contro tutti, dove vincere diventa sinonimo di distruggere, come è possibile alzare la testa per riconoscere il prossimo o stare accanto a chi è caduto sulla strada? Un progetto con grandi obiettivi per lo sviluppo di tutta l’umanità suona oggi come un delirio. Le distanze tra noi aumentano, e il cammino faticoso e lento verso un mondo unito e più giusto subisce una nuova e drastica battuta d’arresto” (16).

ATTO

È opportuno seguire i dibattiti tra i candidati, per informarsi meglio e il 2 giugno esprimere il nostro voto più ragionato; ma bisogna essere perspicaci e non lasciarsi convincere dalle offerte e dalla propaganda più allettanti, nemmeno dai sondaggi, tanto meno dai soldi che distribuisce il governo, che certamente non sono vostri ma delle nostre tasse. Il sostegno sociale non verrà perso quando ciascun partito vincerà, perché sono diritti riconosciuti dalla legge e nessun candidato è così stupido da toglierli.

 

DIBATTITO O SQUALIFICAZIONE
Bisogna discernere e non lasciarsi convincere
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CARDINALE FELIPE ARIZMENDI – VOCI