Cattedra di San Pietro, celebrazione dell’unità con il Papa

Celebrazione del primato e dell’autorità di San Pietro

Oggi la liturgia celebra la Cattedra di San Pietro con la quale si rende omaggio e si celebra il primato e l’autorità di San Pietro, una festa che incoraggia la fedeltà e l’unità con il Papa. Oggi è un giorno per unirci in speciale preghiera per il Successore di Pietro, il nostro Papa Francesco.

Secondo il sistema informativo vaticano, la “cattedra”, letteralmente, è la sede fissa del vescovo, situata nella chiesa madre di una diocesi. Per questo è chiamata “cattedrale”, ed è il simbolo dell’autorità del vescovo e dell’insegnamento evangelico che, come successore degli Apostoli, è chiamato a custodire e trasmettere.

La festa della Cattedra di San Pietro è una tradizione antichissima, attestata a Roma fin dal III secolo, attraverso la quale si rende grazie a Dio per la missione affidata all’apostolo San Pietro e ai suoi successori.

Ricordiamo che Gesù stesso ha scelto Simone Pietro, conferendogli autorità pastorale e pedagogica, come ricorda il Vangelo della liturgia di questa festa (Matteo 16,13-19): «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. ” E gli disse anche: “Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno. E tu, dopo il tuo ritorno, conferma i tuoi fratelli» (Lc XXII, 32).

Si può considerare che la prima “sede” della Chiesa sia stata il Cenacolo, dove Gesù si è incontrato con i discepoli per l’Ultima Cena e dove essi hanno ricevuto, con la Vergine Maria, il dono dello Spirito Santo.

Sede di Antiochia e sede di Roma

Pietro si trasferì poi ad Antiochia, città evangelizzata da Barnaba e Paolo, dove i discepoli di Gesù furono inizialmente chiamati “cristiani” (At 11,6). Là Pietro fu il primo vescovo. Questo è il motivo per cui Antiochia aveva la propria festa della Cattedra di Pietro, che si celebrava il 22 febbraio.

Successivamente Pietro si recò a Roma, centro dell’Impero, dove avvenne il suo martirio al servizio del Vangelo. Per questo la sede di Roma era riconosciuta come quella del successore di Pietro, e la “cattedra” del suo vescovo rappresentava quella dell’Apostolo che ricevette l’incarico da Cristo.


Fino al 1960 erano due le festività della Cattedra di San Pietro: quella del 18 gennaio, dedicata alla sede di Roma; e quello del 22 febbraio, riferito alla sede di Antiochia. Nel 1960 Papa Giovanni XXIII unificò entrambe le feste, sopprimendo quella del 18 gennaio.

Servizio del Vescovo di Roma

Nell’Angelus del 22 febbraio 2004, san Giovanni Paolo II ricordava che questa festa della Cattedra di San Pietro, «mette in risalto l’unico ministero, affidato dal Signore al capo degli Apostoli, di confermare e guidare la Chiesa nell’unità di fede. In questo consiste il ministerium petrinum, il peculiare servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a prestare a tutto il popolo cristiano. Una missione indispensabile, che non si fonda sulle prerogative umane, ma su Cristo stesso come pietra angolare della comunità ecclesiale”.

“Preghiamo affinché la Chiesa, nella varietà delle culture, delle lingue e delle tradizioni, sia unanime nel credere e nel professare le verità di fede e di morale trasmesse dagli Apostoli”, ha aggiunto.

Fedeltà, unione con il Papa

San Josemaría Escrivá, da parte sua, spiegava che la Chiesa è Apostolica per costituzione: “colei che veramente è e si dice cattolica, deve insieme risplendere per la prerogativa dell’unità, della santità e della successione apostolica. Così la Chiesa è Una, con unità chiarita e perfetta di tutta la terra e di tutte le nazioni, con quell’unità di cui è principio, radice e origine indefettibile la suprema autorità e l’eccellentissimo primato del beato Pietro, principe degli Apostoli, e dei suoi successori sulla cattedra romana.”

E, prosegue, «non esiste altra Chiesa cattolica se non quella che, edificata sull’unico Pietro, risorge per l’unità della fede e della carità in un unico corpo connesso e compatto».

«Contribuiamo a rendere più evidente agli occhi di tutti questa apostolicità, manifestando con squisita fedeltà l’unione con il Papa, che è unione con Pietro. L’amore per il Romano Pontefice deve essere in noi una bella passione, perché in Lui vediamo Cristo. Se trattiamo il Signore nella preghiera, cammineremo con una visione chiara che ci permette di distinguere, anche negli avvenimenti che a volte non comprendiamo o che ci provocano lacrime o dolore, l’azione dello Spirito Santo», conclude (Amare la Chiesa, 30).