Progetto Sekhmet: Archeologia sul campo in Egitto e innovazione tecnologica

La conferenza presenterà i risultati del lavoro di ricerca

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Progetto Sekhmet Archeologia sul campo in Egitto e innovazione tecnologica

Città del Vaticano – Il prossimo Giovedì dei Musei del 4 maggio 2023 sarà dedicato alla presentazione del “Progetto Sekhmet”, diretto da Alessia Amenta, Curatore del Reparto Antichità Egizie e del Vicino Oriente dei Musei Vaticani, in collaborazione con Mario Cappozzo, Assistente.

L’incontro prenderà il via alle ore 16:00 nella Sala Conferenze dei Musei Vaticani dove, ai saluti istituzionali del Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, seguirà l’intervento della Responsabile del progetto Alessia Amenta, che lascerà poi la parola al restauratore Emiliano Ricchi per gli aspetti tecnici legati alla realizzazione di questo imponente gruppo scultoreo, mentre l’ingegnere informatico Stefano Mastrostefano interverrà in merito all’impiego dell’Intelligenza Artificiale nel processamento del grande volume di dati raccolti per ogni singola statua.  Nel corso dell’incontro sarà dato spazio anche all’Istituto Europeo di Design (Roma) che ha sviluppato interessanti tesi di laurea per l’a.a. 2021- 2022 nell’ambito del progetto.

Il Progetto Sekhmet ha preso avvio nel 2017 per studiare le statue della dea Sekhmet consevate nei Musei Vaticani. Undici sculture di leonessa in granodiorite, la cui esatta provenienza non è stata ancora accertata, entrarono in Vaticano nella prima metà del XIX secolo come acquisto della collezione Cavazzi-Guidi.

Progetto Sekhmet: -Musei vaticani

La prima fase del progetto ha eseguito il restauro delle undici statue conservate nel Museo Gregoriano Egizio L’intervento conservativo –
eseguito dalla ditta Decesaris sotto la supervisione del Laboratorio di Restauro Materiali Lapidei dei Musei Vaticani e il Laboratorio di
Diagnostica per la Conservazione e il Restauro, con il sostegno dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums (Capitolo del Canada) – ha permesso di ottenere importanti risultati scientifici che sono stati successivamente sviluppati congiuntamente con il Museo Egizio di Torino, custode a sua volta di ventitré esemplari di statue della dea Sekhmet. Le indagine scinetifiche hanno confermato evidenziato tracce inequivocabili di cromia, ribaltando completamente la percezione di queste statue all’interno della
“grammatica templare”.

Il progetto collabora con “Colossi of Memnon and Amenhotep III Temple Conservation Project”, diretto da Houring Sourouzian, che lavora da 25 anni presso il tempio funerario di Amenhotep III a Tebe Ovest (Luxor), ill più grande e straordinario mai rinvenuto in Egitto, eretto tra il 1390 e il 1353 a.C. e distrutto circa 150 anni dopo da un terribile terremoto. Proprio da questo sito provengono centinaia di statue della dea Sekhmet (circa 300 al 2022), oggi conservate nei magazzini dell’area. Il fine ultimo di questo grandioso progetto di scavo e conservativo è anche quello di ricollare in situ le statue rinvenute.


Altre circa 250 statue provengono dal tempio della dea Mut a Karnak, sulla riva orientale di Luxor, e circa 300 sono oggi sparse anche in numerosi musei del mondo.

Si tratta indiscutibilmente della più grande produzione scultorea seriale a soggetto unico nella storia dell’umanità.

Di questa produzione, che ha comportato un’organizzazione centralizzata straordinaria e un enorme dispendio di mezzi e di uomini non si conosce molto: in quanto tempo siano state costruite, quali e quante persone vi abbiano lavorato, l’organizzazione del lavoro, il luogo dove venivano scolpite, e, non in ultimo, la disposizione originaria all’interno del tempio di Amenhotep III.

La conferenza del 4 maggio costituirà un’occasione preziosa per introdurre il pubblico non specialista alla complessità, alla peculiarità e ai risultati fin qui ottenuti dal lavoro di ricerca e studio di questo grandioso progetto archeologico che ha messo in gioco anche una interessante componente tecnologica.

MODALITÀ DI ACCREDITAMENTO
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