Settimana liturgica: recuperare la centralità del rito

L’appuntamento, rinviato per il Covid, a Cremona fino al 26 agosto. Il Papa si aspetta suggerimenti per rilanciare la partecipazione domenicale

settimana liturgica
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Si è aperta questa mattina a Cremona la 71a Settimana Liturgica Nazionale. Per questa occasione il Santo Padre, attraverso il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, ha inviato un messaggio al Presidente del Centro di Azione Liturgica, Vescovo di Castellaneta, mons. Claudio Maniago. Pubblichiamo di seguito il messaggio in cui si evidenzia da un lato come durante il “digiuno” liturgico si siano trovate forme “per nutrire la comunione di fede e di amore con il Signore e con i fratelli”; dall’altra, l’irrinunciabilità dell’Eucarestia settimanale. Per questo il Papa auspica che la Settimana Liturgica Nazionale possa dare indicazioni per recuperare la centralità dell’assemblea domenicale e la partecipazione dei fedeli:

Eccellenza Reverendissima, nella felice circostanza della 71a Settimana Liturgica Nazionale, che si svolgerà nella città di Cremona dal 23 al 26 agosto prossimi, il Santo Padre Francesco è lieto di inviare la Sua beneaugurante parola a Lei, ai collaboratori del CAL, alla Diocesi ospitante e al suo Pastore e a quanti prendono parte alle significative giornate di studio. Il Sommo Pontefice si unisce al comune ringraziamento al Signore, poiché quest’anno è possibile realizzare l’evento, dopo il triste momento dello scorso anno, quando a seguito delle note condizioni del diffondersi della pandemia, se ne era dovuta rimandare la già programmata realizzazione.

La sofferta decisione ha consentito, però, di confermare con una luce nuova il tema prescelto che intende approfondire aspetti e situazioni del celebrare, così messi a dura prova dal sopraggiungere della diffusione del Covid 19 e delle necessarie limitazioni per contenerla. Il tema che tratterete, infatti, riguarda il convenire in unum dei discepoli del Signore per dare attuazione al suo comando “fate questo in memoria di me”: «DOVE SONO DUE O TRE RIUNITI NEL MIO NOME …». Comunità, liturgie e territori.

Realtà irrinunciabile

Il settimanale radunarsi nel «nome del Signore», che sin dalle origini è stato avvertito dai cristiani come una realtà irrinunciabile e indissolubilmente legata alla propria identità, è stato duramente intaccato durante la fase più acuta del propagarsi della pandemia. Ma l’amore per il Signore e la creatività pastorale hanno spinto pastori e fedeli laici a esperire altre vie per nutrire la comunione di fede e di amore con il Signore e con i fratelli, nell’attesa di poter ritornare alla pienezza della celebrazione eucaristica in tranquillità e sicurezza. È stata un’attesa dura e sofferta, illuminata dal mistero della Croce del Signore e feconda di tante opere di cura, di amore fraterno e di servizio alle persone che più hanno sofferto le conseguenze dell’emergenza sanitaria.

Il “digiuno” liturgico

La triste esperienza del “digiuno” liturgico dello scorso anno, di riscontro, ha fatto risaltare la bontà del molto cammino compiuto a partire dal Concilio Vaticano II, sulla via tracciata dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium. Il tempo di privazione ha consentito di avvertire «l’importanza della divina liturgia per la vita dei cristiani, i quali trovano in essa quella mediazione oggettiva richiesta dal fatto che Gesù Cristo non è un’idea o un sentimento, ma una Persona vivente, e il suo Mistero un evento storico. La preghiera dei cristiani passa attraverso mediazioni concrete: la Sacra Scrittura, i Sacramenti, i riti liturgici, la comunità. Nella vita cristiana non si prescinde dalla sfera corporea e materiale, perché in Gesù Cristo essa è diventata via di salvezza. Potremmo dire che dobbiamo pregare anche con il corpo: il corpo entra nella preghiera».

La crisi della liturgia domenicale

La liturgia “sospesa” durante il lungo periodo di confinamento, e le difficoltà della successiva ripresa, hanno confermato quanto già si riscontrava nelle assemblee domenicali della penisola italiana, allarmante indizio della fase avanzata del cambiamento d’epoca. Osserviamo come nella vita reale delle persone sia mutata la percezione stessa del tempo e, di conseguenza, della stessa domenica, dello spazio, con ricadute sul modo di essere e di sentirsi comunità, popolo, famiglia e del rapporto con un territorio. L’assemblea domenicale viene così a ritrovarsi sbilanciata sia per presenze generazionali, sia per disomogeneità culturali, sia per la fatica a trovare un’armonica integrazione nella vita parrocchiale, ad essere veramente culmine di ogni sua attività e fonte del dinamismo missionario per portare il Vangelo della misericordia nelle periferie geografiche ed esistenziali.

Rilanciare l’assemblea domenicale

Il Santo Padre auspica che la Settimana Liturgica Nazionale, con le sue proposte di riflessione e i momenti di celebrazione, pur nella modalità integrata in presenza e per via telematica, possa individuare e suggerire alcune linee di pastorale liturgica da offrire alle parrocchie, perché la domenica, l’assemblea eucaristica, i ministeri, il rito emergano da quella marginalità verso la quale sembrano inesorabilmente precipitare e recuperino centralità nella fede e nella spiritualità dei credenti.


Fa ben sperare in questa direzione la recente pubblicazione della terza edizione del Messale Romano e la volontà dei Vescovi italiani di accompagnarla con una robusta ripresa della formazione liturgica del popolo santo di Dio. Sua Santità saluta con gioia la celebrazione della 71a Settimana Liturgica Nazionale, che si tiene in un territorio che ha molto sofferto a causa della pandemia e che ha visto fiorire tanto bene per lenire una così immane sofferenza. Egli assicura la sua preghiera e di cuore imparte la Benedizione Apostolica all’Eccellenza Vostra, al Vescovo della Diocesi ospitante, mons. Antonio Napolioni, agli altri Presuli, ai sacerdoti, ai diaconi, alle persone consacrate, come pure ai relatori e ai partecipanti tutti.