Teologia per i Millennials: un tweet del Papa

A proposito del suo invito alla preghiera per l’Afghanistan

digiuno
(C) Vatican Media

Il sacerdote messicano Mario Arroyo Martínez, condivide con i lettori di Exaudi il suo articolo settimanale dal titolo “Un tweet del Papa”, in cui riflette sull’appello che il Santo Padre ha fatto, anche all’Angelus, chiedendo di pregare e di offrire un digiuno per la situazione in Afghanistan.

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Il Papa ha recentemente lanciato twittato: “Come cristiani la situazione in Afghanistan ci compromette. In momenti storici come questo non possiamo rimanere indifferenti. Per questo rivolgo un appello affinché si intensifichi la preghiera e si pratichi il digiuno, chiedendo al Signore misericordia e perdono”. Così facendo manifesta due cose: la sua fede nella preghiera e la sua sollecitudine per il mondo. Entrambe le realtà fanno parte del bagaglio essenziale che ogni cattolico dovrebbe avere.

Fiducia nella preghiera

In primo luogo, fiducia nella preghiera, e anche nella preghiera del corpo, o penitenza, manifestata nel digiuno, al quale il Papa ci invita. È divertente, ora il digiuno è di moda come un modo per mantenere la linea; in tal caso ci sembra giustificato –perché funziona-, ma può sembrare un’esagerazione o addirittura un’assurdità praticarlo per ragioni spirituali.

“Come giovo a una donna afghana se non mangio  il mio bacon e le mie uova una mattina?” È una questione di fede; la fede manifestata dal Papa, di cui in definitiva è custode, e che dovremmo avere, o almeno chiedere ai correligionari.

Anima cattolica

Con la preghiera l’anima diventa “cattolica”, parola di origine greca che indica “universale”. Il nostro cuore diventa universale con la preghiera, nella misura in cui nessuna sofferenza umana ci è indifferente. La preghiera fa identificare il nostro cuore con quello di Cristo, per il quale nessuna sofferenza umana è indifferente, indipendentemente dal fatto che sia la sofferenza delle donne afgane, cioè di un’altra religione e cultura. In tal caso, una preghiera che si limita a chiedere bisogni personali, poco cattolica, cioè poco universale, non è molto ricca.


La preoccupazione per il mondo, il voler condividere i suoi fardelli, non guardarlo con indifferenza -perché il problema non è mio-, è segno di avere una mentalità cattolica e di “sentire con la Chiesa”, la quale si preoccupa e per la quale i desideri di ogni uomo sono importanti. Come si ottiene tutto questo? Sono necessarie due abitudini: seguire la notizia – non stare comodamente chiusi nella nostra zona di comfort – e pregare, perché progressivamente i nostri sentimenti si conformino a quelli di Gesù Cristo.

Le notizie “fonte” di preghiera

In questo senso, un’importante fonte di preghiera, complementare alle Sacre Scritture, è la notizia, soprattutto quando è “cattiva”, perché ci “ferisce” e ci spinge ad elevare l’anima a Dio chiedendo aiuto. Dovrebbe essere quasi un movimento riflesso: di fronte a una tragedia, o a una situazione di sofferenza che apprendiamo, si eleva subito l’anima al cielo chiedendo per quella situazione o per quelle persone. Questo era spesso il caso di san Josemaría, che era impetuoso nella preghiera quando prendeva il giornale o guardava il telegiornale. Non invano insegnò come trovare Dio in mezzo al mondo. È, insisto, un atto di fede: il mondo non è sfuggito dalle mani di Dio; la Provvidenza dirige e corregge molte volte i tortuosi corsi della storia.

Per tutto quanto sopra, a seguito del drammatico esodo degli afgani, gli attentati, la tensione che si respira nell’ambiente, la preoccupazione per il futuro di un Paese nelle mani di alcuni fanatici islamisti, non devono lasciarci indifferenti. Né lo è la sollecitudine per la piccola, ma esistente, comunità cristiana in Afghanistan.

Possiamo confidare che Dio utilizzerà generosamente la nostra preghiera per incanalare la storia nel modo più conveniente, in questo caso, la realtà della Chiesa afgana e delle donne afgane. È sorprendente pensare che Dio voglia condizionare il benessere di un intero popolo alla generosità di un’intera Chiesa!

Un giorno di digiuno

Come farlo? È semplice, basta proporre uno o più giorni di digiuno – per consumare un pasto in meno al giorno – e ogni volta che si sente una notizia riferita all’Afghanistan, chiedere per queste persone. La preghiera di intercessione è particolarmente gradita a Dio, specialmente se è per persone che non conosciamo, perché manifesta grandezza d’animo e fiducia nella potenza divina.

Le notizie, spesso tristi, dure, cattive, dovrebbero essere uno sprone per favorire la nostra unione con Dio e, attraverso di Lui, con tutta l’umanità sofferente. Solo così saremo autentici cittadini cattolici, di un mondo in cui Dio non è né assente né indifferente, e di cui noi siamo protagonisti.