Verso una formazione liturgica integrale: dal seminario al popolo di Dio

Udienza ai Partecipanti all’Assemblea Plenaria del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Vatican Media

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, sul tema “Euntes parate nobis Pascha (Lc 22,8). Percorsi di formazione liturgica per i ministri ordinati e i fedeli laici”, in corso a Roma dal 6 al 9 febbraio 2024.

Il testo che presentiamo di seguito esplora l’importanza della riforma liturgica nel contesto del rinnovamento della Chiesa. Si tratta di un testo profondo e stimolante che invita alla centralità della liturgia nella nostra fede e nella nostra missione evangelica.

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle!

Vi incontro in occasione della vostra Assemblea Plenaria. Saluto il Cardinale Prefetto e tutti voi, Membri, Consultori e Collaboratori del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

A sessant’anni dalla promulgazione della Sacrosanctum Concilium, non smettono di entusiasmare le parole che leggiamo nel suo Proemio, con le quali i Padri dichiaravano la finalità del Concilio. Sono obiettivi che descrivono una precisa volontà di riforma della Chiesa nelle sue dimensioni fondamentali: far crescere ogni giorno di più la vita cristiana dei fedeli; adattare meglio alle esigenze del nostro tempo le istituzioni soggette a mutamenti; favorire ciò che può contribuire all’unione di tutti i credenti in Cristo; rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa (cfr SC, 1). Si tratta di un lavoro di rinnovamento spirituale, pastorale, ecumenico e missionario. E per poterlo realizzare i Padri conciliari sapevano bene da dove dover cominciare, sapevano «di doversi occupare in modo speciale anche della riforma e della promozione della liturgia» (ibid.). È come dire: senza riforma liturgica non c’è riforma della Chiesa.

Possiamo fare una tale affermazione solo comprendendo che cos’è la liturgia in senso teologico, così come i primi numeri della Costituzione sintetizzano in modo mirabile. Una Chiesa che non sente la passione per la crescita spirituale, che non cerca di parlare in modo comprensibile agli uomini e alle donne del suo tempo, che non prova dolore per la divisione tra i cristiani, che non freme per l’ansia di annunciare Cristo alle genti, è una Chiesa malata, e questi ne sono i sintomi.

Ogni istanza di riforma della Chiesa è sempre questione di fedeltà sponsale: la Chiesa Sposa sarà sempre più bella quanto più amerà Cristo Sposo, fino ad appartenergli totalmente, fino alla piena conformazione a Lui. E su questo, dico una cosa sulle ministerialità della donna. La Chiesa è donna, la Chiesa è madre, la Chiesa ha la sua figura in Maria e la Chiesa-donna, la cui figura è Maria, è più che Pietro, cioè è un’altra cosa. Non si può ridurre tutto alla ministerialità. La donna in sé stessa ha un simbolo molto grande nella Chiesa come donna, senza ridurla alla ministerialità. Per questo ho detto che ogni istanza di riforma della Chiesa è sempre questione di fedeltà sponsale, perché è donna. I Padri conciliari sanno di dover mettere al centro la liturgia, perché è il luogo per eccellenza in cui incontrare Cristo vivo. Lo Spirito Santo, che è la preziosa dote che lo Sposo stesso, con la sua croce, ha provveduto per la Sposa, rende possibile quella actuosa participatio che continuamente anima e rinnova la vita battesimale.


Lo scopo della riforma liturgica – nel quadro più ampio del rinnovamento della Chiesa – è proprio di «suscitare quella formazione dei fedeli e promuovere quell’azione pastorale che abbia come suo culmine e sua sorgente la sacra Liturgia (Istr. Inter oecumenici, 26 settembre 1964, 5).

Perché tutto questo possa accadere è, dunque, necessaria la formazione liturgica, cioè alla liturgia e dalla liturgia, sulla quale state riflettendo in questi giorni. Non si tratta di una specializzazione per pochi esperti, ma di una disposizione interiore di tutto il popolo di Dio. Ciò naturalmente non esclude che vi sia una priorità nella formazione di coloro che, in forza del sacramento dell’Ordine, sono chiamati ad essere mistagoghi, cioè a prendere per mano e accompagnare i fedeli nella conoscenza dei santi misteri. Vi incoraggio a proseguire in questo vostro impegno affinché i pastori sappiano condurre il popolo al buon pascolo della celebrazione liturgica, dove l’annuncio di Cristo morto e risorto diventa esperienza concreta della sua presenza che trasforma la vita.

Nello spirito di collaborazione sinodale tra i Dicasteri – auspicata nella Praedicate Evangelium (cfr n. 8) – desidero che la questione della formazione liturgica dei ministri ordinati sia trattata anche con il Dicastero per la Cultura e l’Educazione, con il Dicastero per il Clero e con il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, così che ciascuno offra il proprio specifico contributo. Se «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia» (SC, 10), occorre fare in modo che anche la formazione dei ministri ordinati abbia sempre più un’impronta liturgico-sapienziale, sia nel curriculum degli studi teologici sia nell’esperienza di vita dei seminari.

Infine, mentre prepariamo nuovi percorsi formativi per i ministri, dobbiamo contemporaneamente pensare a quelli destinati al popolo di Dio. A partire dalle assemblee che si radunano nel giorno del Signore e nelle feste dell’anno liturgico: esse costituiscono la prima concreta opportunità di formazione liturgica. E così pure possono esserlo altri momenti in cui la gente maggiormente partecipa alle celebrazioni e alla loro preparazione: penso alle feste patronali, o ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Preparate con cura pastorale, diventano occasioni favorevoli perché la gente possa riscoprire e approfondire il senso del celebrare oggi il mistero della salvezza.

«Andate a preparare per noi […] la Pasqua» (Lc 22,8): queste parole di Gesù, che ispirano le vostre riflessioni in questi giorni, esprimono il desiderio del Signore di averci attorno alla mensa del suo Corpo e del suo Sangue. Sono un imperativo che ci raggiunge come un’amorevole supplica: impegnarsi nella formazione liturgica vuol dire corrispondere a questo invito perché “possiamo mangiare la Pasqua” e vivere un’esistenza pasquale, personale e comunitaria.

Cari fratelli e sorelle, il vostro compito è grande e bello: lavorare perché il popolo di Dio cresca nella consapevolezza e nella gioia di incontrare il Signore celebrando i santi misteri e, incontrandolo, abbia vita nel suo nome. Vi ringrazio tanto per il vostro impegno e vi benedico di cuore. La Vergine Santa vi custodisca. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.