Alleanza per Roma, un aiuto a 2500 persone

I risultati del progetto nato su iniziativa del Papa che ha coinvolto diocesi, Regione Lazio e Roma Capitale per sostenere chi ha subito le conseguenze della pandemia

Alleanza per Roma
Il presidente Zingaretti, il vescovo Palmieri e il sindaco Raggi © Acali / Exaudi

I numeri sono importanti ma non spiegano tutto. Possono, infatti, sembrare un palliativo di fronte all’oceano di difficoltà generato dalla pandemia. Tuttavia, il progetto Alleanza per Roma, oltre a rappresentare un sostegno concreto per centinaia di famiglie, ha inaugurato una nuova stagione di collaborazione tra la Diocesi del Papa e le istituzioni civili, destinata a proseguire in maniera strutturale. È quanto emerso nel corso della presentazione, nel Palazzo Apostolico Lateranense, dei risultati dell’iniziativa voluta dal Santo Padre. Un anno fa, il 10 giugno, destinò un milione di euro al Fondo Gesù Divino Lavoratore per sostenere quanti sono stati maggiormente colpiti dalla crisi economica dovuta alla pandemia. Su richiesta dello stesso Pontefice aderirono la Regione Lazio e Roma Capitale, con 500.000 euro ciascuno, costituendo l’Alleanza per Roma. A questa dotazione iniziale si sono aggiunti i contributi di aziende e privati per altri 201.000 euro.

L’iniziativa del Papa

Come ha spiegato il vicegerente della Diocesi, mons. Giampiero Palmieri, si è trattato di un “gesto profetico” da parte del Papa. Un aiuto concreto “a chi ha perso tutto” a quanti sono “invisibili ai più” dai quali si leva “un grido silenzioso ma assordante” per “chiedere il diritto di vivere in modo dignitoso”. Ricordando il senso biblico della parola alleanza, di “Dio talmente vicino a noi da mischiare la sua vita con noi”, mons. Palmieri ha sottolineato che “non possiamo non vivere la “stessa dimensione con gli uomini e le donne del nostro tempo”.

Il vescovo ha sottolineato uno degli aspetti più dolorosi emersi in questo periodo: “Abbiamo visto che in questa città uno dei problemi è la precarietà lavorativa. Troppi devono arrangiarsi a guadagnarsi il pane quotidiano con qualche espediente. Possiamo incidere accostando giustizia e dignità, piccoli gesti. Nessuno è così povero da non poter dare nulla. Per esempio, evitare di coltivare sacche di lavoro poco trasparente e poco retribuito”. Con questo progetto, ha aggiunto, “abbiamo provato a contrapporre alla tendenza all’egoismo l’aiuto agli altri”.

Coinvolti oltre 400 volontari

Per questo sono importanti i risultati “qualitativi” dell’iniziativa: “abbiamo lavorato di più e meglio insieme, la realtà ecclesiale, le istituzioni, i servizi sociali, sia a livello centrale che singolarmente. Da piccole collaborazioni sono nate spesso vere reti di sostegno territoriale” diventate “un punto fermo”. Una dimostrazione è “il numero impressionante di volontari coinvolti, oltre 400 nei centri Caritas. Lo slogan ‘non si dà per elemosina ciò che è dovuto per giustizia’ può e deve diventare realtà – ha concluso – I poveri non hanno bisogno di spicci e avanzi, ma della possibilità di non sentirsi solo un peso per la società. E in questo periodo siamo diventati tutti un po’ più comunità”.

Accolte 875 domande

È toccato a Massimo Pasco, responsabile del progetto, snocciolare i numeri dell’iniziativa. Una struttura che ha coinvolto, oltre al coordinamento, 75 Presidi Territoriali di Ascolto e 150 Centri Diocesani di Ascolto. “Il progetto non era una torta da dividere ma lievito per far crescere” ha spiegato. Far crescere soprattutto restituendo la dignità del lavoro. Al punto che accanto agli aiuti materiali “puntuali” (sostegno all’affitto, al pagamento di bollette ecc.) circa il 35% delle risorse (contro il 10% delle previsioni) è andato a iniziative di riqualificazione e reinserimento lavorativo. L’effetto moltiplicatore degli aiuti si è concretizzato nell’estensione ai nuclei familiari. Gli 875 casi aiutati (il 52% dei quali di soggetti italiani) hanno raggiunto circa 2500 persone. Fascia d’età più colpita è quella tra 35 e 54 anni, oltre 450 casi. La maggior parte ha perso il lavoro o ha subito una forte riduzione lavorativa, finendo nel calderone della povertà. I dati completi sono disponibili sul sito http://www.caritasroma.it/

Raggi: “Roma città della solidarietà”

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Virginia Raggi con i vescovi Palmieri (a sinistra) e Ambarus © Acali / Exaudi

“Roma è la città delle solidarietà e della generosità, vicina a chi soffre, agli invisibili – ha detto il sindaco Virginia Raggi – Insieme siamo riuscirti a creare qualcosa di nuovo che ha generato ricchezza che non è quantificabile solo in termini monetari ma in termini relazionali”. La Raggi, che ha ricordato anche il recente Rapporto sulle nuove povertà realizzato da Roma Capitale, ha sottolineato anche la necessità della rapidità negli aiuti per “restituire dignità e contrastare la criminalità, che non segue le regole e arriva veloce. Abbiamo bisogno di strumenti semplici e rapidi per stare dalla parte delle persone oneste”.

Zingaretti: decisivo il ruolo dei volontari

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti dal canto suo ha elogiato la strategia di vicinanza: “Questa attenzione all’ascolto ha fatto la differenza. Ora non disperdiamo questo patrimonio”. Secondo Zingaretti, “poco si è riflettuto sul fatto che accanto agli aspetti sanitari stavano prendendo sostanza aspetti poco indagati” che ha sintetizzato nel termine “solitudine: dentro questa parola ci sono elementi di distacco dalla vita sociale, produttiva, affettiva. Se il Covid uccide il corpo, poco si è riflettuto su quanto la solitudine uccide le persone”. Per questo è fondamentale “il valore aggiunto del volontariato”.


Il presidente ha ribadito l’importanza di “quel modello virtuoso che è l’accompagnamento di politiche attive del lavoro” per contrastare l’“osceno aumento delle disuguaglianze sociali” ma anche delle reti sociali. In vista del Giubileo, tra appena quattro anni, “ci saranno obiettivi tecnici che saranno fissati ma noi già da ora ne abbiamo uno: Roma Capitale non potrà accogliere i pellegrini con questi dati di povertà e di disagio sociale. Non dobbiamo fermarci”.

Le testimonianze

L’iniziativa dunque funziona, come dimostrano anche due testimonianze, quella di una volontaria, Giuliana, che ha messo in evidenza la condivisione, e quella, che è stata letta, di Lucia, la moglie di Piero Mele. Piero era il referente Caritas in prefettura. Una persona attivissima nella sua parrocchia di S. Giustino, al quartiere Alessandrino. Se l’è portato via il Covid ma fino all’ultimo momento, prima di salire in ambulanza, si è preoccupato degli altri. In sua memoria è stata consegnata una targa.

I nuovi progetti di Alleanza per Roma

Ma se l’iniziativa funziona, perché fermarsi? In realtà si chiude il progetto ma non Alleanza per Roma, come ha spiegato il vescovo Benoni Ambarus, per tutti don Ben, delegato per la Carità ed ex direttore della Caritas diocesana: “Alla fine di marzo abbiamo dovuto fermare nuove pratiche perché i fondi erano esauriti. Alleanza per Roma è stata impostata con criteri emergenziali e quindi provvisori. Ma abbiamo deciso non di chiudere e tutti a casa, ma di tirare le somme e consolidare in maniera strutturata alcune cose”. A cominciare dal “manuale operativo dei diritti che si trasformerà in osservatorio permanente sui diritti”. Inoltre, in ogni prefettura saranno mantenuti alcuni PTA “di supporto ai centri di ascolto” e sarà rafforzato il ruolo dei referenti Caritas.

Infine, nel giro di uno o due mesi, sarà lanciato un progetto di lunga durata a sostegno del lavoro. “La vera emergenza a Roma è il lavoro precario e precarizzato. Ci sono persone sfruttate in maniera indegna, serve un cambio mentalità” ha concluso mons. Ambarus.