Da Bassetti tre suggerimenti concreti per il Sinodo

La relazione di apertura del presidente all’assemblea generale della Cei

Bassetti

“Ormai in tutte le nostre Chiese locali è stato avviato ufficialmente il Cammino sinodale. Ci ritroviamo quindi per ribadire la nostra volontà di procedere insieme, all’unisono anzitutto tra di noi e poi in armonia con il contesto più ampio del Sinodo della Chiesa universale. Il cattolicesimo in Italia – lo dicevo anche nell’Assemblea di maggio – può vantare una sua storia unica: questo è il tempo in cui, come non mai, possiamo verificare e rilanciare la vita delle Chiese che sono in Italia, allargando lo sguardo a quella Chiesa universale, i cui confini sono gli angoli estremi della terra”. Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, ha introdotto la sua relazione all’assemblea generale dei vescovi italiani.

Migranti e pandemia

Dopo aver ricordato la Settimana sociale dei cattolici di Taranto, un mese fa, Bassetti ha fatto riferimento a “fatti di cronaca che mostrano scenari drammatici che non è possibile ignorare”. Ma anche al dramma dei migranti, come quello che si sta consumando in Bielorussia, e alla recrudescenza della pandemia: “Di fronte all’aumento dei contagi, che registriamo anche in Italia, serve un surplus di responsabilità da parte di tutti: proprio adesso è necessario fare quello sforzo ulteriore che ci aiuterà a superare il secondo inverno difficile nel nostro Paese e in tutto il mondo. La divisione in fronti contrapposti indebolisce sia la tenuta della società sia il cordone sanitario che ci ha permesso di salvaguardare i più fragili e di contenere significativamente il numero delle vittime”.

Il cardinale ha anche ricordato la Giornata per le vittime degli abusi e ha ribadito che “noi siamo accanto ai più deboli!”. Infine, ha offerto tre spunti di riflessione per il cammino sinodale.

Collegialità episcopale

Il primo è la collegialità episcopale. Il Sinodo italiano e quello universale “sono una occasione per una nuova e più profonda consapevolezza del nostro essere pastori. Papa Francesco ci spinge nella direzione di una maggiore attenzione alla nostra gente. E non è proprio questa l’ecclesiologia del Vaticano II, quella secondo cui la Chiesa è “popolo di Dio”?”.

Coinvolgere anche i più tiepidi

Bassetti ha sottolineato che “è utile anzitutto tornare a essere consapevoli di quello che può sembrare scontato. Il Cammino sinodale ci chiede di fare un passo ulteriore: di far maturare la collegialità che viviamo tra di noi verso la sinodalità di tutti i soggetti ecclesiali. Abbiamo l’opportunità di coinvolgere tutti i credenti, anche quelli più tiepidi, facendoli sentire non accessori o meri destinatari, ma essenziali della vita della Chiesa. L’evangelizzazione, la missione cioè di portare il Vangelo a ogni creatura, riguarda infatti tutti i battezzati. È l’occasione per apprendere un nuovo “respiro ecclesiale”, quello del popolo di Dio protagonista insieme con il suo pastore”.

L’ascolto

Il secondo punto riguarda l’ascolto. È “una dinamica antropologica basilare: senza ascolto non c’è vita. Ed è anche una dinamica ecclesiale fondamentale, come ci ha ricordato Papa Francesco, quando ha detto che dobbiamo invocare dallo Spirito Santo il «dono dell’ascolto»”, una “tappa ecclesiale imprescindibile”. Ma Bassetti ha voluto riferirsi all’ascolto da una nuova prospettiva. Nella Bibbia, “Dio ascolta e, sulla base di quello che ha ascoltato, interviene”. Facendo “tesoro di questa dinamica biblica, mi pare di vedere nel Cammino sinodale una grande occasione di crescita non solo per noi pastori, ma per la Chiesa nel suo complesso. Si tratta di modificare la direzione del pensiero: non c’è più chi parla soltanto e chi ascolta soltanto; tutti siamo in ascolto gli uni degli altri, e soprattutto in ascolto dello Spirito”.

Incontro ai lontani

Infine, il terzo aspetto, sempre nell’ambito dell’ascolto. Il presidente della Cei ha suggerito che “dovrà riguardare quanti possono contribuire all’edificazione di una Chiesa più trasparente del Vangelo nel mondo di oggi”. Senza aspettare indicazioni dalla Cei, ogni vescovo “ha facoltà di elaborare ad hoc” iniziative per rendere questa fase “più vitale e proficua possibile”.


Ma oltre a presbiteri e laici impegnati, “c’è uno spazio molto ampio che attende di essere esplorato e valorizzato da noi pastori proprio in questa fase. Ognuno di noi conosce infatti persone che, pur non essendo pienamente integrate nella vita della Chiesa, avrebbero qualcosa di importante da dire. A volte le situazioni dolorose o tristi della vita possono averle allontanate o relegate in un ambito di silenzio forzato, ma sono persone rimaste interiormente vicine al Signore: chiediamo a Lui occhi per vedere e dare voce anche a costoro.

Si tratta di tenere il diaframma del cuore il più aperto possibile – ha concluso Bassetti – per consentire a chi vuole di lasciare un’impronta di luce: anche a chi vive nell’ombra, suo malgrado. Attraverso il Cammino sinodale abbiamo l’occasione, come pastori, di mostrare il volto misericordioso della Chiesa”.