Eutanasia: un punto a favore della vita

Inammissibile per la Corte Costituzionale il referendum sulla depenalizzazione dell’omicidio del consenziente. Ma la battaglia non è finita

eutanasia
La Corte Costituzionale

La vita è un diritto, non la morte. Le parole pronunciate da Papa Francesco nel corso dell’udienza generale di mercoledì 9 febbraio contro l’eutanasia dovrebbero essere scolpite nel marmo. Non solo perché sono state pronunciate dal leader mondiale dei cattolici, da un’autorità morale universalmente riconosciuta. Prima ancora, perché sono parole di buon senso e profondamente intrise di umanità.

Tutela minima della vita

Non può che essere accolta con favore, pertanto, la decisione della Corte Costituzionale italiana. E’ inammissibile il referendum che puntava a depenalizzare l’omicidio del consenziente. In parole povere, se fosse passato il referendum, chiunque avrebbe potuto uccidere un familiare o un amico che, poniamo in un momento di sconforto, avesse manifestato l’intenzione di morire. Bisognerà attendere il deposito della sentenza ma intanto la Corte ha sancito che esiste una “tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.

Potenziare le cure palliative

Un passo avanti importante, una vittoria della vita nei confronti di quella cultura dello scarto che vede nella morte l’unica soluzione. Morire con dignità è un’altra cosa. Chi si trova nella fase conclusiva della vita ha bisogno di essere accompagnato, assistito sul piano umano, sanitario, psicologico e spirituale. Questa è una morte degna, e su questa strada c’è ancora molto da fare. A cominciare dal potenziamento delle cure palliative e della terapia del dolore. Ma anche dell’assistenza ai familiari dei malati terminali. Su questo fronte dovrebbe impegnarsi il Parlamento, investendo energie e risorse. Non nella scorciatoia comoda della morte facile, che è sempre una sconfitta.

La battaglia sull’eutanasia non è finita

Non illudiamoci: la battaglia non è conclusa, i promotori del referendum sono pronti a tornare alla carica. Per questo serve agire e legiferare in positivo, togliendo armi e strumenti ai fautori dell’eutanasia in tutte le sue forme. Il presidente della Cei cardinale Bassetti aveva più volte espresso la sua preoccupazione per il referendum. Ora i vescovi italiani non nascondono la soddisfazione per la pronuncia della Consulta: “È un invito ben preciso a non marginalizzare mai l’impegno della società, nel suo complesso, a offrire il sostegno necessario per superare o alleviare la situazione di sofferenza o disagio”. Occorre dunque “rivolgere maggiormente l’attenzione verso coloro che, in condizioni di fragilità o vulnerabilità, chiedono di essere trattati con dignità e accompagnati con rispetto e amore”.


L’impegno per la tutela della vita continua. Non si tratta di una guerra ideologica. È un compito che va portato avanti come autentico servizio per l’uomo e per la vera dignità di chi soffre. La soluzione non è l’eutanasia.