Ho paura di non avere ciò che mi piace o di non piacere al Signore?

Le parole del Santo Padre prima dell’Angelus

Vatican Media
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Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

Prima dell’Angelus

Cari fratelli e sorelle, buongiorno, buona domenica!

Nel Vangelo di oggi Gesù ripete ai suoi discepoli, per ben tre volte: «Non abbiate paura» (Mt 10,26.28.31). Poco prima ha parlato loro delle persecuzioni che dovranno subire per il Vangelo, una realtà ancora attuale: la Chiesa, infatti, fin dalle origini ha conosciuto, insieme alle gioie – e ne aveva tante! –, tante persecuzioni. Sembra paradossale: l’annuncio del Regno di Dio è un messaggio di pace e di giustizia, fondato sulla carità fraterna e sul perdono, eppure riscontra opposizioni, violenze, persecuzioni. Gesù però dice di non temere: non perché nel mondo andrà tutto bene, no, ma perché per il Padre siamo preziosi e nulla di ciò che è buono andrà perduto. Ci dice quindi di non farci bloccare dalla paura, ma di temere piuttosto un’altra cosa, una sola. Qual è la cosa che Gesù ci dice che dobbiamo temere?

Lo scopriamo attraverso un’immagine che Gesù utilizza oggi: l’immagine della “Geenna” (cfr v. 28). La valle della “Geenna” era un luogo che gli abitanti di Gerusalemme conoscevano bene: era la grande discarica dei rifiuti della città. Gesù ne parla per dire che la vera paura da avere è quella di buttare via la propria vita. Gesù dice: “Sì, abbiate paura di questo”. Come a dire: non bisogna tanto temere di subire incomprensioni e critiche, di perdere prestigio e vantaggi economici per restare fedeli al Vangelo, ma di sprecare l’esistenza a inseguire cose di poco conto, che non riempiono di senso la vita.


E questo è importanteper noi. Anche oggi, infatti, si può essere derisi o discriminati se non si seguono certi modelli alla moda, che però mettono spesso al centro realtà di secondo piano: per esempio, seguire le cose anziché le persone, le prestazioni anziché le relazioni. Facciamo qualche esempio. Penso a dei genitori, che hanno bisogno di lavorare per mantenere la famiglia, ma non possono vivere solo per il lavoro: hanno bisogno del tempo necessario per stare con i figli. Penso anche a un sacerdote o a una suora: devono impegnarsi nel loro servizio, ma senza dimenticare di dedicare tempo a stare con Gesù, altrimenti cadono nella mondanità spirituale e perdono il senso di ciò che sono. E ancora, penso a un giovane o a una giovane, che hanno mille impegni e passioni: la scuola, lo sport, vari interessi, i telefonini e i social, ma hanno bisogno di incontrare le persone e realizzare dei sogni grandi, senza perdere tempo in cose che passano e non lasciano il segno.

Tutto ciò, fratelli e sorelle, comporta qualche rinuncia di fronte agli idoli dell’efficienza e del consumismo, ma è necessario per non andare a perdersi nelle cose, che poi vengono buttate via, come si faceva allora nella Geenna. E nelle Geenne di oggi, invece, spesso finiscono le persone: pensiamo agli ultimi, spesso trattati come materiale di scarto e oggetti indesiderati. Rimanere fedeli a ciò che conta costa; costa andare controcorrente, costa liberarsi dai condizionamenti del pensare comune, costa essere messi da parte da chi “segue l’onda”. Ma non importa, dice Gesù: ciò che conta è non buttare via il bene più grande, la vita. Solo questo deve spaventarci.

Chiediamoci allora: io, di che cosa ho paura? Di non avere quello che mi piace? Di non raggiungere i traguardi che la società impone? Del giudizio degli altri? Oppure di non piacere al Signore e di non mettere al primo posto il suo Vangelo? Maria, sempre Vergine, sapiente Madre, ci aiuti ad essere saggi e coraggiosi nelle scelte che facciamo.