Il miracolo della conversione di San Paolo

L’esempio di un processo perseverante lungo tutta la vita

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Particolare della Conversione di San Paolo del Caravaggio (chiesa di S. Maria del Popolo - Roma)

Il sacerdote e giornalista Javier Peño Iglesias condivide con i lettori di Exaudi il suo articolo intitolato “Il miracolo della conversione di San Paolo” sulla festa che si celebra oggi, 25 gennaio.

I cristiani celebrano ogni 25 gennaio la conversione di San Paolo, nella cui festa si conclude la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Per noi è tanto importante in quanto risponde all’anelito più profondo del cuore di Cristo, espresso nell’Ultima Cena: che tutti siamo uno, come il Padre e Lui sono uno.

Una figura fondamentale

La figura di San Paolo è fondamentale per i cristiani, poiché è il primo grande evangelizzatore per i gentili, cioè per i non ebrei. In un certo senso, possiamo dire che è nostro padre nella fede, quasi come lo è Abramo, così come ricordiamo nel Canone Romano della Santa Messa. L’apostolato di San Paolo ci ha aperto in modo nuovo le porte della salvezza e in esso riconosciamo che non dobbiamo più inserirci in Dio attraverso il patto con Noè (infatti nel mondo ebraico c’è una corrente, chiamata ‘Noachide’, che incoraggia la conversione dei non ebrei attraverso il riconoscimento di queste leggi che risalgono al tempo dell’alleanza di Dio con Noè), ma nella Nuova Alleanza in Gesù Cristo.

Sappiamo, perché lo dice lui stesso in Filippesi 3:5, che fu circonciso otto giorni dopo la sua nascita, che era della stirpe d’Israele e della tribù di Beniamino. Inoltre, per quanto riguarda la Legge, era fariseo. Cioè, era una persona osservante preoccupata di piacere a Dio. E questo non è banale, perché ha aperto le porte per poter riconoscere la Verità che Gesù Cristo porta, dopo il famoso episodio della sua conversione, narrato da san Luca, suo discepolo, negli Atti degli Apostoli e che lui stesso racconta nella già citata Lettera ai Filippesi e, in modo più succinto, nella lettera ai Galati.

La chiave della conversione

È proprio in quest’ultima che troviamo, secondo me, la chiave della sua conversione. Dopo l’episodio sulla via di Damasco e l’accoglienza da parte di alcuni seguaci del Signore Gesù, si reca in Arabia per tornare successivamente in quella città. Ed è solo al terzo anno che si reca a Gerusalemme per incontrare Cefa, con il quale starà quindici giorni.


Come abbiamo detto, questa “impasse temporale” è fondamentale, poiché ha permesso al vecchio Saulo di finire di morire affinché il nuovo Paolo potesse emergere dal profondo della sua anima. Con il suo peccato, con il suo pungiglione particolare, ma un uomo determinato ad amare Gesù Cristo sopra ogni cosa e a vivere la fede nella Chiesa. Al punto da non esitare a lasciare tutto definitivamente per portare a tutti la Buona Novella. In quegli anni, sicuramente, quello che gli stava accadendo andava maturando, stava comprendendo meglio, come ammette nella lettera agli Efesini, quanto sia ampio, lungo, alto e profondo l’amore di Cristo.

Conversione di tutta la vita

Oggi, in questa cultura dell’immediatezza, del clic, dell’emozione che scavalca il pensare, il volere e il sentire, è essenziale rivendicare questo processo di conversione nel tempo che ha avuto San Paolo. E che non si limitò a tre anni, ma continuò per tutta la vita! È anche bello vedere come uno dei discepoli, san Luca, segue le sue orme indagando diligentemente tutto ciò che riguarda la vita di Gesù.

Nel discepolo molti vedono sempre un’impronta del maestro, e non c’è dubbio che Luca sia stato contagiato dalla determinazione di san Paolo di conoscere ogni giorno un po’ di più e meglio il Signore. Per questo san Paolo e i suoi discepoli sono l’esempio che la conversione è un processo che dura tutta la vita e che richiede un porsi permanentemente di fronte al Signore: nella preghiera, nella liturgia, nello studio, nel rapporto con il prossimo, ecc.

Conversione senza fretta

Quando a volte sentiamo di volere una conversione troppo in fretta e siamo scoraggiati dal non ottenerla, dobbiamo ricordare la vita di San Paolo. E non dimentichiamo la chiarezza della parabola del seminatore che Gesù ci ha detto e che tutti i vangeli sinottici raccolgono! È opera del Tentatore credere che un Amore come quello di Cristo sia possibile senza sforzo.

Per tutte queste ragioni, chiediamo all’apostolo in questa festa quella fermezza nella decisione di seguire il Signore sempre e ovunque. Essere suoi discepoli fedeli per essere, quando la sua grazia lo disponga, suoi apostoli dovunque ci troviamo. Perseveriamo, perché è la via per salvare le nostre anime, proprio come il Signore ci ha detto dopo aver proclamato, niente meno, la distruzione del Tempio di Gerusalemme e poco prima di dirigersi verso la Croce. Concludiamo con la supplica di sant’Agostino al Signore nelle Confessioni, che facciamo nostra: “Convertici e ci convertiremo”.