“Il nostro sogno è la pace tra tutti i popoli”

Il discorso conclusivo del presidente della Cei Bassetti all’incontro di Firenze sul Mediterraneo

Pace
Il cardinale Bassetti con alcuni giovani rifugiati (C) CEI

La riunione dei vescovi e dei sindaci con la successiva celebrazione eucaristica nella basilica di S. Croce ha concluso a Firenze l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”. Il cardinale Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha rappresentato il Papa, che non ha potuto raggiungere Firenze a causa del dolore al ginocchio. Il porporato ha anche incontrato le famiglie di rifugiati che avrebbero dovuto salutare il S. Padre. E nel suo discorso conclusivo, ha evidenziato come “il nostro sogno è la pace tra tutti i popoli”

Gli auguri al S. Padre

“Confesso che ho un’emozione forte nel parlarvi a conclusione di quest’incontro – ha esordito Bassetti – Sento sopra di me la responsabilità di aver promosso quest’evento insieme al Sindaco di Firenze, Dario Nardella”. Oltre ringraziare il primo cittadino e l’arcivescovo di Firenze, cardinale Betori, Bassetti ha sottolineato di “ancora più responsabilità, perché il Santo Padre mi ha affidato il compito di concludere quest’assemblea congiunta. Purtroppo, oggi, non è qui con noi per un forte dolore al ginocchio che Lo costringe a ridurre al minimo le Sue attività. Lo ricordiamo con affetto e Gli assicuriamo la nostra vicinanza e il nostro sostegno, ricordandolo in particolar modo con il Suo messaggio di pace: «Ogni guerra lascia il nostro mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male»”.

La storia

Bassetti ha messo in evidenza quattro elementi, a cominciare dalla storia. “Quello che abbiamo vissuto – e che ancora stiamo vivendo – è stato un grande momento storico. Questo è un punto decisivo, che voglio sottolineare con forza. Dobbiamo assumere la consapevolezza, tutti quanti, sindaci e vescovi, esperti e volontari, che questi giorni stupendi, in cui ci siamo potuti confrontare e ascoltare, hanno rappresentato qualcosa di nuovo e di profondamente diverso rispetto al passato. Questi giorni hanno dato vita, infatti, a un appuntamento straordinario e mai verificatosi prima”.

Bassetti ha contrapposto la “reciproca volontà di ascolto” alla “folle guerra scoppiata in Ucraina portando morte e distruzione”. Ha fatto ancora una volta riferimento alla “visione di Giorgio La Pira”. L’incontro di civiltà di Firenze “dopo secoli di divisione, può cambiare la storia non solo del Mediterraneo, ma del mondo intero. Lasciatemelo dire: Dio ci ha chiamato qui a Firenze. Contro ogni avversità, contro ogni difficoltà, contro ogni guerra”.

La figura di La Pira

Il secondo elemento è proprio La Pira. “Può essere definito in tanti modi diversi: un politico, un professore universitario di diritto romano, un terziario domenicano oppure un terziario francescano. In moltissimi, ancora oggi, a Firenze lo ricordano come il «sindaco santo». Ognuna di queste definizioni è senza dubbio vera. A mio avviso, però, La Pira è stato un cristiano autentico, un profeta dei tempi moderni e, in definitiva, un mistico prestato alla politica. Un mistico che non aveva alcuna attrazione per il potere, ma una dedizione totale per gli ultimi e un amore sconfinato per la Chiesa”.

Il cardinale ha ricordato la sua conoscenza personale di La Pira: “Quando mi è capitato di accompagnarlo per strada a Firenze verso la sua dimora sembrava di assistere a una continua processione di fiorentini che lo fermavano ad ogni angolo della città e vedevano in lui, non solo il sindaco, ma qualcosa di molto più profondo: scorgevano nella sua persona il testimone autentico di una cristianità che si faceva prossima ai cittadini. Non quindi un funzionario pubblico, ma un servitore sincero del popolo”.


Perché oggi è importante La Pira? “Perché egli è stato un uomo libero che ha avuto il coraggio di sostenere opinioni scomode senza mai scendere a patti con la mentalità di questo mondo. L’ex sindaco di Firenze ha sempre cercato il bene delle famiglie e dei giovani, dei poveri e degli emarginati, degli indifesi e degli ultimi della società”. Dunque, “ancora oggi, un modello di spiritualità per i cristiani e un modello di impegno civile per tutti”.

Mediterraneo crocevia di pace

Il terzo elemento indicato da Bassetti è il Mediterraneo. “Anche se non si può dire che è la zona geopolitica più importante del pianeta, si può affermare, però, che il Mediterraneo rappresenta uno dei crocevia politico-culturali più rilevanti della Terra”. Punto di incontro di Asia, Africa ed Europa. “Tre continenti con tradizioni culturali differenti, con una storia politica conflittuale ma anche con forti punti di interconnessione. Ne indico due: le città e le chiese”.

“Mai come oggi, quando la società sembra sgretolarsi fino a farsi liquida, è tempo di costruire l’unità – ha sottolineato il cardinale – Questa è un valore che ha un significato profondo. Essere uniti non significa essere unanimi, ma vuol dire essere complementari e collaboratori”. E “questa è ancora oggi la nostra sfida per il futuro: costruire ponti di dialogo tra le genti del Mediterraneo. Unire ciò che è stato diviso per secoli. Unire in nome della fratellanza umana come ci ricorda il documento di Abu Dhabi. Unire per la pace: una sfida epocale”.

Il bisogno di pace

“Ultimo elemento di riflessione, ci troviamo di fronte a un «crinale apocalittico della storia», come diceva La Pira, e abbiamo un impellente bisogno di pace e fraternità nel Mediterraneo. Bisogna dirlo con forza e con coraggio: noi vogliamo costruire la pace! La vogliamo per le nostre città, per le nostre comunità religiose, per le nostre famiglie, per i nostri figli. La pace è un valore che non si può barattare con nulla. Perché la vita umana non si compra e non si uccide! Questo è il nostro sogno: la pace tra tutti i popoli”.

Concludendo il suo discorso, dopo un riferimento alle migrazioni, il cardinale Bassetti è tornato a parlare dell’Ucraina: “Le notizie drammatiche e le immagini ancor più inquietanti che provengono dall’Ucraina ci raccontano di una tragedia umanitaria a cui non avremmo mai voluto assistere. Il mio pensiero e la mia preghiera vanno verso tutte quelle persone che adesso si trovano nei rifugi sotterranei e a coloro che stanno fuggendo. A tutti coloro che stanno combattendo vorrei usare le parole semplici di un vecchio sacerdote: vi prego, vi scongiuro, fermatevi! In nome di Dio, no alla guerra!”.