Riflessione di Mons. Enrique Díaz: “Mi ha mandato ad annunciare la buona novella ai poveri”

Terza domenica di Avvento

Cathopic

Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 17 dicembre 2023, dal titolo: “Mi ha mandato ad annunciare ai poveri la Buona Novella”

***

Isaia 61, 1-2. 10-11: “Mi ha mandato ad annunciare la buona novella ai poveri”

Salmo responsoriale Lc 1: “Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”

I Tessalonicesi 5, 16-24: “Colui che vi ha chiamati è fedele e compirà la sua parola”

San Giovanni 1, 6-8. 19-28: “Giovanni è venuto come testimone per dare testimonianza della luce”

Ci sono momenti di oscurità nell’umanità e tutto si riempie di pessimismo. Tuttavia, il Signore suscita sempre testimoni della luce che riempiono di speranza l’umanità. Anche oggi il Signore si fa presente e ci dona testimoni della luce che illuminano le tenebre e mostrano vie di salvezza. Dobbiamo essere attenti per scoprirli e per essere noi stessi testimoni della luce.  Nella celebrazione di questa domenica ci viene presentato Giovanni Battista come il “testimone della luce” che raccoglie le parole di speranza e di gioia annunciate da Isaia e poi confermate come una realtà nel salmo che proclamiamo. Sulle rive del fiume Giordano si respira entusiasmo e novità perché il Messia Salvatore arriva, si fa già presente. Colui che doveva venire è già qui. Bisogna scoprire i segni e gli indicatori della sua presenza. La luce trasforma tutto, la luce illumina tutto, anche se le cose rimangono dove sono, anche se i problemi sembrano continuare, sotto la luce tutto è diverso. E Giovanni ci si presenta questo giorno come testimone della luce.  Sorprende i suoi ascoltatori che scendono disorientati verso il Giordano. Le sue parole sono nuove e persino sacerdoti e leviti si interessano a ciò che dice, inviano emissari per dissipare i loro dubbi e timori.

È molto importante la prima domanda che gli viene fatta a questo testimone: “Chi sei tu?”, perché è fondamentale sapere chi siamo in realtà e qual è la nostra missione in questo mondo. Anche se forse raramente ci poniamo questa questione in profondità. Viviamo più preoccupati per ciò che abbiamo o lasciamo di avere che per ciò che siamo. Si vive più di apparenze che di realtà. A Giovanni Battista non interessano le apparenze. Le prime domande degli intervistatori vogliono inquadrarlo e persino etichettarlo, etichette che avrebbero riempito qualsiasi israelita di sano orgoglio. Ma lui risponde un netto no, non vuole onori né attribuirsi false identità. Non è il Messia, non è Elia, non è il profeta. La sua gioia e la sua figura non nascono dalla sua posizione eminente, ma perché viene colui che porterà a compimento il Regno. I suoi “no”, ripetuti e decisi, sono profetici in un mondo come il nostro che valorizza tanto la realizzazione personale, il progetto personale e l’autosufficienza. Avrebbe potuto dire di sé che era il più grande dei profeti, anche il più grande dei nati da donna. Avrebbe potuto dire che era un altro Elia, che aveva il suo spirito. Avrebbe potuto dire che il suo nome era Giovanni… Ma lui “soltanto” era testimone.


Non c’è niente di più volatile ed effimero della voce, un attimo suona e un secondo dopo il suo suono si perde. Tuttavia, non c’è niente di più prezioso di una parola. La parola comunica, vivifica, arricchisce, conforta e incoraggia. La parola scopre la verità o la menzogna, la parola edifica o distrugge. Giovanni è “la voce che grida nel deserto”, non una voce qualsiasi. Un testimone non è una voce che si addormenta o trema di fronte al male. È una voce che grida, che si fa sentire, che attira l’attenzione anche delle autorità di Gerusalemme che devono inviare emissari per sapere cosa dice quella voce e di chi è quella voce. Una voce che si ribella all’ingiustizia e che grida nell’indifferenza per annunciare colui che verrà. Una voce che non si preoccupa di affogare nel deserto perché proclama la sua verità e non si accorge di chi la ascolta o di chi la critica per adattarsi al suo pubblico. È un grido straziante e realistico che si rivolge ad un ambiente sordo, opaco e indifferente. È una voce coraggiosa e sincera che si fa portavoce di chi sta perdendo la speranza, di chi speranza non ce l’ha. Una voce che ci indica Chi è il più importante e l’unico prezioso e indica le condizioni necessarie per riceverlo. “Raddrizza la strada perché sta arrivando qualcuno più grande di me.”

Oggi sono necessari testimoni. Testimoni della verità, della luce, della giustizia, della solidarietà, della pace, della gioia, del Vangelo, di Cristo, di Dio. Testimoni fermi che non si piegano di fronte alle difficoltà o di fronte alle promesse e agli applausi. Testimoni credibili e responsabili che parlano più con le loro opere che con le loro parole. Testimoni che siano una voce che annuncia la buona novella in mezzo a tante falsità. Testimoni della luce in mezzo a tanta oscurità che ci soffoca e ci scoraggia. Testimoni di Cristo. Giovanni è testimone e ci insegna a essere testimoni, coerenti, chiari e coraggiosi. Di fronte alle incriminazioni sulla ragione del suo battesimo, Giovanni aggiunge nuove chiarificazioni sulla sua persona e sulla sua missione: il battesimo d’acqua è un battesimo purificatore, se si vuole esterno, ma colui che verrà porterà un battesimo che purificherà tutto l’essere umano e davanti al quale il battesimo di Giovanni è solo un anticipo.

Di fronte alla figura di Giovanni in questo tempo di Avvento, mi saltano mille domande sulla mia stessa persona e sulla nostra Chiesa: chi sono e cosa dico di me stesso? In quali valori metto i miei valori? Di chi sono testimone e cosa sto proclamando? È Avvento, tempo di annunciare Gesù. Come lo sto facendo? Dove lo proclamo?

Padre buono, guarda il popolo che tra tante voci e tanto rumore ha perso la speranza, concedigli di scoprire nel suo dolore e nella sua miseria la vera luce di cui Giovanni Battista è testimone e così celebrare il grande mistero del Natale con un cuore nuovo e un’immensa gioia. Amen.