“Da Lampedusa il Papa mai sceso dalla barca”

Presentato il Messaggio per la Giornata dei migranti e dei rifugiati. Un video del S. Padre

Lampedusa
Il cardinale Czerny © Deborah Castellano Lubov/Exaudi

“Non c’è solo la rotta mediterranea ma tante altre nel mondo e vogliamo fare in modo che nessuna delle vittime venga dimenticata”. Lo ha detto padre Fabio Baggio durante la presentazione del Messaggio del Santo Padre per la 107a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata domenica 26 settembre 2021 sul tema: “Verso un noi sempre più grande”. E il sotto-segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha ricordato il modus operandi basato sull’accompagnamento, secondo le direttive del Papa: “Da Lampedusa il S. Padre non è mai sceso dalla barca, ha continuato a viaggiare con queste persone e sovente esprime tutta la sua vicinanza, come anche le Chiese locali che cercano di continuare a tenere aperti gli occhi”.

Alla conferenza stampa, durante la quale è stato presentato anche il primo video inedito del Santo Padre per la campagna di preparazione alla Giornata, con la toccante testimonianza del vescovo di El Paso, mons. Mark Seitz, sono intervenuti, oltre a Baggio, i sotto-segretari del Dicastero, cardinale Michael Czerny, della Sezione Migranti e Rifugiati, e suor Alessandra Smerilli. Da remoto si sono collegati mons Paul McAleenan, Vescovo Ausiliare di Westminster e Sarah Teather, direttrice del Jesuit Refugee Service del Regno Unito.

Padre Baggio

“Anche quest’anno – ha detto nel suo intervento padre Baggio – il Santo Padre ha voluto pubblicare il suo tradizionale messaggio, dedicato a questa celebrazione, con largo anticipo così da permettere un congruo tempo di preparazione all’evento. Il titolo scelto per il Messaggio di quest’anno è “Verso un noi sempre più grande”.

Lampedusa
Padre Fabio Baggio © Deborah Castellano Lubov/Exaudi

Come ci spiega lo stesso Papa Francesco, si tratta di un appello a far sì che «alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”». E questo “noi” universale deve diventare realtà innanzitutto all’interno della Chiesa, la quale è chiamata a fare comunione nella diversità.

I punti principali del Messaggio

Il Messaggio è composto da sei punti principali, tutti connessi al noi che siamo chiamati a costruire. Il primo punto riguarda la dimensione del noi, che deve aspirare ad essere grande come l’umanità, in piena corrispondenza con il piano creativo e salvifico di Dio. Il secondo punto è un’applicazione del noi alla Chiesa, chiamata ad essere un’unica casa e un’unica famiglia per ogni battezzato. Il terzo punto è un richiamo alla “Chiesa in uscita”, tanto cara al Santo Padre, chiamata ad uscire all’incontro «per curare chi è ferito e cercare chi è smarrito,[…], pronta ad allargare la sua tenda per accogliere tutti.»

Il quarto punto riguarda il futuro delle nostre società che sarà colorato di armonia e pace solo se impariamo a vivere insieme. Il quinto punto riprende un altro tema caro a Papa Francesco: la Casa comune, per la cui cura è necessario assicurare un noi che prenda sul serio le sue responsabilità. L’ultimo punto è un invito a sognare insieme, come un’unica umanità, come compagni di viaggio, che si sono resi conto che avere una meta comune dà molto più senso al viaggio.

La preparazione alla Giornata

Per favorire un’adeguata preparazione alla celebrazione di questa giornata, la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha allestito una campagna di comunicazione attraverso la quale verranno elaborati i sei punti proposti dal Messaggio. Nei prossimi mesi saranno proposti sussidi multimediali, materiale informativo e riflessioni di teologi ed esperti che aiuteranno ad approfondire il Messaggio del Santo Padre.

I mali della finanza

“Il tempo presente ci mostra che il noi voluto da Dio è rotto e frammentato, ferito e sfigurato” – ha affermato suor Alessandra Smerilli – In ambito economico non è difficile scorgere questo noi sfigurato, e la pandemia lo ha reso più evidente: la finanza, che ha come sua vocazione originaria l’inclusione, mettere insieme chi ha capitale con chi vuole sviluppare progetti ed è privo di mezzi, è diventata in gran parte dei casi pura speculazione. Si pensi alle operazioni speculative sui generi alimentari, che rischiano di lasciare interi paesi senza accesso al cibo a causa degli aumenti dei prezzi. E i più poveri sono costretti a migrare. Si pensi alle crescenti disuguaglianze, economiche, tecnologiche, di accesso alle cure.

Cambiare logica

Fino a quando la logica prevalente rimarrà: “cosa e meglio per me” e non “quale è la mia parte in un’azione che sarà il meglio per noi tutti e per la nostra casa comune”, non sarà possibile sanare un’economia malata.

Suor Alessandra Smerilli © Deborah Castellano Lubov/Exaudi

Eppure, ci sono segni di speranza. In molti cercano di “realizzare uno sviluppo più sostenibile, equilibrato, inclusivo”. La commissione Covid, voluta da Papa Francesco, per esempio, sta lavorando in questa direzione: “preparate il futuro” ci ha chiesto Papa Francesco. Cibo, lavoro, salute per tutti sono le nostre priorità. E per tutti intendiamo proprio tutti. Come fare? Ascoltando chi non ha voce, mettendo insieme chi ha idee innovative e chi prende decisioni, esserci, con l’ispirazione e il realismo che solo il Vangelo può dare.

L’economia di Francesco

Un altro grande segno di speranza è legato al processo dell’Economia di Francesco: grazie ad una chiamata di Papa Francesco a cambiare l’economia attuale e a dare un’anima all’economia del futuro, più di 2000 giovani economisti di 120 paesi del mondo, si stanno formando e lavorano insieme a progetti di trasformazione dell’economia. Si incontrano online, lavorano nei propri territori. Vogliono riportare al centro dell’economia quella scena della vita di San Francesco, e cioè l’abbraccio con il lebbroso, che i ricchi di Assisi non hanno voluto pagare per la realizzazione, tra gli affreschi della basilica: non si voleva far sapere che ad Assisi ci fossero i lebbrosi. Gli scartati che escono dalla storia, ma anche dal racconto della storia.


I giovani dell’Economia di Francesco vogliono che i poveri, gli scartati gli esclusi, i migranti e i rifugiati siano messi al centro dell’economia: insieme si può ripartire per un noi che abbia il sapore del Vangelo. Se gli anziani sognano, i giovani possono avere visioni: insieme, per un noi sempre più grande.

Czerny: superare l’egoismo

“In Fratelli tutti, il Santo Padre ha espresso chiaramente la sua preoccupazione per il futuro dopo la crisi sanitaria. E cosa accadrebbe se l’individualismo egoistico e l’isolazionismo si radicassero ancora di più, lasciando i più vulnerabili ancora più indietro e terribilmente emarginati?” si è chiesto il cardinal Czerny.

Come afferma il Papa, possiamo uscire dalla pandemia migliori o peggiori. Possiamo imparare a essere fratelli e sorelle migliori, oppure possiamo sprofondare in una preoccupazione ossessiva solo per noi stessi, “i nostri”. Questo egocentrismo è ciò che ha reso i primi due passanti diversi dal Buon Samaritano. Ognuno aveva “buone scuse” per distogliere lo sguardo dalla vittima mezza morta. Il Samaritano ha superato il tipico divario tra noi e loro. Non aveva niente da guadagnare, forse da perdere, ma ha agito per compassione dell’altro, vittima di rapina, come è accaduto tante volte nella storia o in quella della terrificante pandemia di oggi.

Tutti sulla stessa barca

Il Papa usa anche l’espressione “siamo tutti sulla stessa barca” per quanto riguarda l’emergenza di covid-19. Stiamo tutti soffrendo, in modi diversi. Cosa succede quando i sopravvissuti in una scialuppa di salvataggio devono aiutarsi tutti a remare verso riva? E se qualcuno prende più della propria parte di razioni, lasciando gli altri troppo deboli per remare? Il rischio è che tutti muoiano, sia i ben nutriti che gli affamati, allo stesso modo. Estendere l’atteggiamento del Buon Samaritano – superare l’egoismo e prendersi cura di tutti – è essenziale per la sopravvivenza.

In Fratelli tutti il ​​Santo Padre presenta una terza prospettiva su un futuro dove non ci saranno più “altri”, ma solo “noi”. Ricostruiamo la famiglia umana in tutta la sua bellezza riconoscendo l’altro come ricchezza, come pieno di quei talenti che rendono gli altri unicamente diversi da me: “L’arrivo di persone diverse, provenienti da un contesto vitale e culturale diverso, diventa un dono”. Solo l’accettazione di questo “dono” permette di costruire “un noi sempre più grande” che in fondo arricchisce tutta l’umanità”.

Non ci si salva da soli

E a chi afferma che bisogna aiutare prima i propri cittadini come si risponde? “Che in un mondo interconnesso dobbiamo comprendere che, come ci ricorda il Papa, soprattutto con questa pandemia, siamo tutti sulla stessa barca e se non lo comprendiamo non ne usciremo mai” ha detto suor Smerilli facendo un esempio: “Se i vaccini non arrivano a tutto il mondo, non ci salveremo. È inutile pensare prima ai propri cittadini e poi agli altri, vale per l’economia ma non solo. Se vogliamo mettere un punto alla situazione tragica che stiamo vivendo, gli economisti direbbero che sarebbe saggio aiutare tutti”.

Il dramma del Venezuela

Padre Baggio ha ricordato anche il dramma dei migranti del Venezuela con “dati che continuano ad aumentare”. Il Dicastero ha seguito le indicazioni del Papa: “Accompagnare le Chiese locali rendendo più facile possibile i loro lavoro”. Baggio ha citato il progetto “Puentes de solidariedad  che coinvolge 10 conferenze episcopali. Ora questo programma è stato assunto dal Celam attraverso una rete di tutti i paesi latinoamericani, ‘Red de amor’, che ha aggiunto tutti gli altri programmi che si stavano facendo, ricevendo il plauso di grandi organizzazioni che lavorano sul territorio con attenzione a questo flusso migratorio”.