L’esempio del beato Álvaro, poco conosciuto

Monsignor del Portillo oltre a guidare l’Opus Dei ha lavorato a lungo nella curia romana

beato Alvaro
Il beato Alvaro del Portillo con San Giovanni Paolo II © Opus Dei

Le persone beatificate sono, tra l’altro, da proporre come modelli nella Chiesa e al mondo. Diciamo che i santi e i beati equivalgono a una sfilata di modelli spirituali. Offrono un menù molto vario, di cui i normali fedeli possono servirsi a piacere, nel senso di assumere forme di azione, esempi di vita di perenne valore morale. Ogni epoca, per misericordia di Dio, ha i santi di cui ha bisogno, beati e santi che traboccano di attualità. Uno, forse poco conosciuto, ma di grande attualità, è il beato Álvaro del Portillo, spagnolo di nascita, di madre messicana, di Cuernavaca.

Un beato moderno

Il suo “profilo” potrebbe sembrare poco moderno, visto che era un vescovo. Ma se si approfondisce un po’ la sua vita e si guarda la crisi che sta attraversando la Chiesa, si vede che la sua figura calza come un guanto, per alleviare alcuni dei mali più gravi di cui soffre la Chiesa.

Il beato Álvaro, infatti, ci offre il modello di un santo vescovo, che è insieme pastore e di curia; poiché era a capo di una piccola porzione della Chiesa, l’Opus Dei, e svolse un’importante opera lavorando nella curia romana. Fu amico personale di san Giovanni Paolo II, che si recò a pregare davanti alle sue spoglie mortali, infrangendo i protocolli, e fu confessore e direttore spirituale di decine di vescovi. In altre parole, era qualcuno il cui apostolato personale veniva svolto tra i suoi pari: vescovi e cardinali della curia romana, e anche di varie diocesi del mondo.

Il prestigio della gerarchia

Perché la sua figura è attuale? Purtroppo, la gerarchia ecclesiastica è stata fortemente colpita nel suo prestigio morale a causa del modo di affrontare gli scandali della pedofilia. Né le hanno fatto bene gli scandali economici e anche morali avvenuti all’interno delle mura vaticane. Sembra che in questo ambiente abbondi la corruzione e, nell’immaginario popolare, sono persone che, invece di servire Cristo, usano Cristo per i loro scopi terreni. Di fronte a questa triste immagine, il beato Álvaro ci ricorda che, in realtà, questi casi scandalosi sono l’eccezione, poiché la maggior parte di coloro che prestano servizio nella curia romana sono brave persone, che lavorano silenziosamente e senza apparire per la Chiesa – per Gesù Cristo – e non mancano tra loro santi e beati, tra i quali Alvaro del Portillo.


La gerarchia ecclesiastica rappresenta la Chiesa cattolica. È urgente che riacquisti il ​​suo prestigio morale. Non è facile, perché gli scandali fanno notizia. Ma più che una riforma strutturale, è una conversione personale. Possa ciascuno dei Pastori e delle persone che lavorano in Vaticano prendere sul serio la chiamata alla pienezza della vita cristiana e cercare la coerenza tra la propria vita e il proprio ufficio. La gerarchia è l’autorità sacra, che ha il potere di santificare, per cui è necessario che la sua vita sia coerente con la sua missione. Il beato Álvaro ci ricorda che questa non è un’utopia, ma una realtà tangibile e recente, un modello che molti di coloro che ora detengono autorità nella Chiesa hanno potuto conoscere.

Lavoro nascosto e disinteressato

Di conseguenza, è urgente diffondere la testimonianza di persone come don Álvaro del Portillo, che si è fatto santo, tra i ruoli della Chiesa. Il Beato del Portillo ha iniziato a lavorare nella curia romana prima del Concilio Vaticano II e ha continuato a farlo fino alla sua morte nel 1994. Quasi 50 anni al servizio della Chiesa e delle anime, in modo nascosto e disinteressato, contribuendo con il suo lavoro, la sua preghiera e il suo sorriso alla santificazione della Chiesa. Se il suo esempio si diffonde, se si propaga e si radica, la Chiesa può riacquistare la credibilità morale perduta.

L’esempio di Van Thuan

Fortunatamente non è l’unico caso, anche il cardinale Van Thuan, che ha lavorato negli ultimi anni della sua vita nella curia romana, è in via di canonizzazione. Ci auguriamo di vederlo presto sugli altari, e che anche presto, l’ormai beato Álvaro, diventi santo, affinché la sua figura sia meglio conosciuta, e aiuti a chiarire le ingiuste generalizzazioni che solitamente si fanno sulla curia romana e sulla gerarchia cattolica in generale. Se tutti siamo chiamati alla santità, la gerarchia lo è ancora di più, poiché rappresenta la Chiesa e la gente la vede e la giudica, non di rado severamente.