Riflessione di Mons. Enrique Díaz: Il buon pastore dà la vita per le sue pecore

IV Domenica di Pasqua

Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 21 aprile 2024, dal titolo: “Il buon pastore dà la vita per le sue pecore”.

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Atti 4,8-12: “Solo Gesù può salvarci

Salmo 117: “La pietra che i costruttori avevano scartata è ora la pietra angolare. Hallelujah

I San Giovanni 3,1-2: “Guardate quanto amore ha avuto il Padre per noi

San Giovanni 10,11-18: “Il buon pastore dà la vita per le sue pecore


La settimana scorsa, al nostro incontro dei Vescovi, si è parlato di tanti temi: elezioni, violenza, agenda per la pace, vocazioni, giovani… ma un tema che appare sempre in secondo piano come base dell’intero assetto sociale ed ecclesiastico è la famiglia. Le statistiche impressionanti delle famiglie distrutte, delle famiglie incomplete o delle famiglie in situazioni particolari sono state sfilate davanti ai nostri occhi. Le mappe della povertà e dell’emarginazione, delle rotte dei migranti, dei bambini di strada, della violenza che ha distrutto innumerevoli case, ci raccontano una situazione di emergenza nel nostro amato Messico. Cifre dure, frutto di indagini e inchieste serie, che feriscono e preoccupano, perché dietro ogni numero e ogni statistica c’è un bambino, una donna o un uomo, che ha il cuore spezzato e che perde il senso della propria esistenza. Messi in evidenza in questo modo, sembrano invocare soluzioni. Ogni volto porta nel cuore una dura realtà familiare. E ancora, prima delle parole della lettera di san Giovanni: «Cari figli, guardate quanto amore ha avuto il Padre per noi, perché non solo ci chiamiamo figli di Dio, ma siamo loro». Come può qualcuno, vittima di violenza o di abbandono, sentirsi amato da Dio? Come vivere l’amore, se non in famiglia?

Due immagini ci vengono offerte in questo giorno, entrambe molto care e dal significato profondo, ma temo che entrambe possano anche essere fuori luogo nella nostra società moderna. La Lettera ci presenta Dio come il Padre che ama teneramente i suoi figli e che risveglia in noi il desiderio di essere come Lui, immagine tenera del buon pastore che dona la vita per le sue pecore, che le conosce, che Lui viene riconosciuto da loro, che ascoltano la sua voce e che sogna di averli tutti riuniti in un unico ovile. Strana combinazione di elementi perché compaiono anche in questa parabola, l’amore eterno del Padre, l’unione con suo Figlio e l’urgenza di una vita di comunione e di fraternità per compiere la missione affidata al Figlio. Come possiamo vivere ora questa esperienza di un Dio che ci ama sopra ogni cosa, che ci guarda come il figlio del suo grembo e che non ci separa mai dal suo amore? Come sentire quella protezione e quella cura che le culture rurali esprimono nell’immagine del pastore capace di dare la vita per le sue pecore? Per la maggior parte di noi le immagini della campagna sono rimaste nella memoria e le immagini della città occupano la mente e l’immaginazione. Nei giorni scorsi abbiamo osservato con un amico come un pastore con non poche difficoltà faceva attraversare alla sua pecorella un ponte pedonale su un grande viale ai margini della città. «Quel pastore è fuori posto», mi ha detto, e oggi quando sento Gesù presentarsi come il buon pastore, questa immagine mi preoccupa, pensando che forse molti considerano fuori posto anche Gesù, il Buon Pastore.

Ma al di là delle immagini, c’è la realtà che attraverso di esse vogliono presentarci: un Dio amorevole che non esita a chiamarci figli, che ci guarda con grande tenerezza, ebbene, non c’è esperienza più grande di quella delle padre o madre che vede germogliare la sua vita, il suo sangue e la sua persona. Allo stesso modo, non si può sperimentare un amore più bello che sentirsi un figlio amato, ricevendo vita e forza, e tutto gratuitamente. È il grande insegnamento che Gesù ci dà mostrandoci Dio come suo Padre e come nostro Padre, uniti nell’amore. È l’esperienza che tutti abbiamo diritto di vivere in famiglia: la gratuità, l’amore, l’accoglienza senza condizioni, la possibilità di crescere, il dono della reciprocità e della fraternità. Un compito grande, difficile, ma di una ricchezza che riempie il cuore. Contemplando Dio come Padre/Madre, volgiamo lo sguardo alle nostre famiglie e rinnoviamo la speranza di fare di ogni casa un incontro di amore, di comprensione, di accoglienza e di gratuità. Ogni famiglia deve essere l’espressione concreta dell’amore di Dio. Quando Gesù si presenta a noi come il Buon Pastore, non dice semplicemente che lui è pastore, ma il Buon Pastore. Il profeta Ezechiele, parlando dei cattivi pastori d’Israele, predisse un pastore unico che, a differenza di loro, si preoccupa di pascere le pecore, è il fedele successore di suo padre Davide, che rischiò la vita per salvare il gregge delle bestie feroci. Gesù andrà ancora oltre. Non si limiterà a rischiare la vita per il suo gregge, morirà per salvarlo. Per questo ci dice in questo brano: Do ​​la mia vita per le pecore. In realtà, fin dalla nascita, ha dato la vita per gli uomini, riversando giorno dopo giorno la sua esistenza per aiutare gli altri, fino a spendersi completamente sulla Croce. Ma quel momento non fu la fine. Potremmo dire che è stato piuttosto l’inizio, l’inizio di una nuova era, quella del tempo messianico. Per questo ora il Signore ci dice ancora che dà la sua vita per noi, che continua a cercarci, che ci ama e ci protegge dai lupi. Lasciamoci amare, curare e proteggere da Gesù, ma anche ciascuno di noi guardi alla nostra missione di pastori e verifichi se siamo fedeli a questo compito e a questa vocazione che il Signore ci ha affidato. In particolare, siamo attenti nelle nostre famiglie, se diamo la vita, se le conosciamo per nome, se riconosciamo le loro voci, se siamo capaci di preservare e crescere nell’amore.

Oggi mi siedo tra le braccia amorevoli di Dio Padre e mi lascio amare; Oggi mi abbandono alle spalle del Buon Pastore, che mi libera dai sentieri perduti e mi restituisce all’ovile della sua protezione e cura. Gli permetto di donarmi la sua vita. Oggi mi sento amato, protetto e curato da Dio. Ma oggi sento anche il mio impegno a essere volto e immagine di quel Dio d’amore, soprattutto in famiglia e davanti a chi mi è vicino. Oggi rivedo il mio atteggiamento di pastore che deve dare la vita e donare la vita, guardo ciascuno di coloro che mi sono stati affidati in modi diversi per vedere se ricevono da me cura, protezione e affetto. La famiglia, la mia famiglia Come rispondi a questa immagine di Dio? Come si vive in essa, nell’unità, nell’amore? È una fonte di vita e di comprensione?

Padre amorevole, che nel tuo Figlio Gesù ci hai lasciato l’immagine del tuo amore che cerca, che perdona, che edifica e che dona la vita, donaci di costruire famiglie che generano vita e costruiscono pace e amore. Amen.