“Vigiliamo gli uni sugli altri! Guardiamoci dalle tentazioni dal padre della menzogna e della divisione, dal maestro dello scisma”

Nota del Segretario di Stato ai Vescovi tedeschi

Alla luce dello sviluppo del cammino sinodale tedesco fino ad ora, bisogna innanzitutto rendersi conto che è in corso un cammino sinodale universale, convocato dal Santo Padre. È quindi necessario rispettare questo cammino della Chiesa universale ed evitare l’impressione che si stiano portando avanti iniziative parallele e indifferenti allo sforzo di “camminare insieme”.

A questo proposito, vale la pena riprendere alcune parole del Santo Padre al popolo di Dio in Germania: “Fratelli e sorelle, guardiamoci gli uni dagli altri! Guardiamoci dalla tentazione del padre della menzogna e della divisione, il maestro dello scisma, che, cercando un bene apparente o una risposta a una situazione particolare, finisce per smembrare il corpo del popolo santo e fedele di Dio” (1).

Rispettando le preoccupazioni di alcuni membri della Chiesa in Germania, “allarghiamo la tenda” per continuare il dialogo già avviato, nella speranza che sia improntato al rispetto e all’affetto fraterno, tenendo conto dei temi presentati nei documenti che riassumono le proposte.

Tuttavia, è necessario chiarire fin da subito che questi temi sono di diversa rilevanza e non possono essere collocati tutti allo stesso livello. Alcuni di essi presentano aspetti che non possono essere discussi, ma anche aspetti che possono essere oggetto di un approfondito dibattito comune. Per altri, invece, non c’è possibilità di arrivare a un giudizio diverso, come ad esempio i seguenti:

(a) Ordinazione sacerdotale riservata agli uomini.

“Sebbene la dottrina dell’ordinazione sacerdotale riservata ai soli uomini sia stata sia conservata dalla costante e diffusa tradizione della Chiesa, sia coerentemente insegnata dal Magistero nei documenti del recente passato, essa è tuttavia considerata discutibile nel nostro tempo in vari luoghi, oppure si attribuisce alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a questa ordinazione un significato meramente disciplinare. Pertanto, per dissipare ogni dubbio su questa importante questione, che riguarda la stessa costituzione divina della Chiesa, dichiaro, in virtù del mio ufficio di rafforzamento dei fratelli (cfr. Lc 22,32), che la Chiesa non ha l’autorità di ordinare le donne al sacerdozio e che tutti i fedeli della Chiesa devono attenersi definitivamente a questa decisione” (2).

Papa Francesco ha riaffermato esplicitamente la dichiarazione di San Giovanni Paolo II in diverse occasioni. Ad esempio:

“Per quanto riguarda l’ordinazione sacerdotale delle donne, la Chiesa ha parlato e dice: No – Giovanni Paolo II lo ha detto, ma in termini definitivi. Questa porta è chiusa” (3).

“Per quanto riguarda l’ordinazione delle donne nella Chiesa cattolica, San Giovanni Paolo II ha detto l’ultima parola chiara, e questa rimane. È valida” (4).

“Non è una definizione dogmatica, anche se deve essere accettata da tutti. Nessuno può contraddirla pubblicamente” (5).

Siamo di fronte a una decisione vincolante e anche soggetta al potere giurisdizionale del Papa, con precise conseguenze disciplinari, che sono stabilite nelle norme sulle infrazioni riservate alla Congregazione per la Dottrina della Fede (11 ottobre 2021):

Art. 5.

La Congregazione per la Dottrina della Fede si riserva anche l’infrazione più grave del tentativo di consacrazione di una donna:

1° Se la persona che tenta di conferire la sacra ordinazione o la donna che tenta di ricevere la sacra ordinazione sono credenti in Cristo soggetti al CIC, sono passibili di scomunica come delitto, la cui revoca è riservata alla Sede Apostolica a norma del can. 1379 § 3 CIC, il cui annullamento è riservato alla Sede Apostolica.

2° Se, invece, la persona che intende conferire gli Ordini sacri o la donna che intende riceverli sono cristiani credenti soggetti al CCEO, devono essere puniti con la scomunica maggiore, il cui annullamento è riservato alla Sede Apostolica.


Sebbene oggi questa questione debba considerarsi chiusa in tutta la Chiesa, il Santo Padre Francesco ha formulato una riflessione che aiuta a comprendere il significato di questo insegnamento e invita a trovare altre vie per favorire una maggiore partecipazione delle donne:

Rivendicare i legittimi diritti delle donne sulla base della ferma convinzione che l’uomo e la donna hanno pari dignità solleva per la Chiesa questioni profonde che la sfidano e che non possono essere superficialmente evitate. Il sacerdozio riservato agli uomini come segno di Cristo Sposo, che si dona nell’Eucaristia, è una questione che non si discute, ma che può dar luogo a particolari conflitti se l’autorità sacramentale viene troppo spesso confusa con il potere. Non bisogna dimenticare che quando si parla di autorità sacerdotale ci si pone “sul piano della funzione e non su quello della dignità e della santità”.

Il sacerdozio ministeriale è uno dei mezzi che Gesù usa per servire il suo popolo, ma la grande dignità viene dal battesimo, che è accessibile a tutti. L’assimilazione del sacerdote a Cristo Capo – cioè come fonte primaria della grazia – non implica un’elevazione che lo ponga a capo di tutti gli altri. Nella Chiesa, le funzioni non stabiliscono “la superiorità di alcuni sugli altri”. Infatti, una donna, Maria, è più importante di tutti i vescovi. Anche se la funzione del sacerdozio ministeriale è intesa come “gerarchica”, bisogna tener presente che è “interamente per la santità delle membra di Cristo”. Il suo centro di gravità non è il potere inteso come dominio, ma l’autorità di amministrare il sacramento dell’Eucaristia; questa è la base della sua autorità, che è sempre un servizio al popolo. Questa è una grande sfida per i pastori e i teologi, che potrebbero aiutare a riconoscere meglio ciò che questo implica in relazione al possibile ruolo delle donne nei vari ambiti della Chiesa in cui si prendono decisioni importanti (6).

(b) Un’altra questione su cui una Chiesa locale non ha la possibilità di prendere una posizione diversa riguarda gli atti omosessuali.

Infatti, anche se si riconosce che da un punto di vista soggettivo ci possono essere vari fattori che invitano a non giudicare le persone, questo non cambia in alcun modo la valutazione della moralità oggettiva di questi atti.

Il costante insegnamento della Chiesa sottolinea che “la valutazione morale oggettiva dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso è stabilita in modo preciso e certo”. Un’altra questione, che non è in discussione qui, è il grado di credibilità morale soggettiva di tali rapporti in ogni singolo caso” (7).

Dal Vaticano, 23 ottobre 2023.

Note:

1 Papa Francesco, Lettera al popolo di Dio pellegrino in Germania, 29 giugno 2019, n. 10.

2 San Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis sull’ordinazione sacerdotale riservata ai soli uomini, 22 maggio 1994, n. 4.5.

3 Papa Francesco, Dalla conferenza stampa durante il volo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro (28 luglio 2013).

4 Papa Francesco, Dalla risposta del Santo Padre ad Anna Kristina Kappelin per Sveriges TV durante il volo di ritorno dal Viaggio Apostolico in Svezia (1 novembre 2016).

5 Papa Francesco, “Risposte” del Santo Padre “ai dubia di due cardinali” (1° luglio 2023).

6 Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 104.

7 Congregazione per la Dottrina della Fede, Notificazione relativa ad alcuni scritti di P. Marciano Vidal, C.S.R. (22 febbraio 2001).