INTERVISTA ESCLUSIVA: Cardinal Onaiyekan: La situazione in Nigeria è drammatica come sembra? “E’ peggio”

L’arcivescovo emerito di Abuja accusa il Governo per l’“inspiegabile situazione di insicurezza nel paese”

Nigeria cardinal Onaiyekan
Il cardinale Onaiyekan conversa con Papa Francesco © Vatican Media

Alla domanda se la situazione della Nigeria è così drammatica come sembra dalle notizie di stampa, il Cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo emerito di Abuja, risponde che la situazione non è come sembra, ma persino “peggiore”.

In questa intervista esclusiva concessa ad Exaudi, il cardinale africano illustra l’attuale stato di tensione che affligge la Nigeria, tra recrudescenze del terrorismo e criminalità; parla delle donne prese di mira per i rapimenti, fatto che a suo avviso si spiega solo perché gli autori di simili gesti sono “diabolici”; infine rimarca cosa deve esser fatto, anche dalla comunità internazionale, per affrontare l’avanzata del fondamentalismo islamico in Africa occidentale.

Onaiyekan riflette inoltre sulle dure parole di Papa Francesco sul volo di ritorno dall’Iraq (8 marzo 2021), a proposito dei rifornimenti illegali di armi all’Africa, e su come quelle parole riguardino anche la Nigeria, bersaglio di innumerevoli attacchi dei terroristi di Boko Haram.

“Da non credere la nostra crudeltà umana”, aveva detto il Pontefice; “In questo momento, non voglio dire la parola, si ricomincia: guardiamo l’Africa, guardiamo l’Africa! E con la nostra esperienza di Mosul, queste chiese distrutte e tutto, si crea l’inimicizia, la guerra, e ricomincia anche ad agire il cosiddetto Stato Islamico. Questa è una cosa brutta, molto brutta”. E alla domanda del Papa su “chi vende le armi a questi distruttori?”, il cardinale risponde con la sua acuta valutazione.

Nell’intervista l’ex presidente dei vescovi nigeriani riflette infine sul legame tra criminalità e tensioni interreligiose tra cristiani e musulmani e se l’emigrazione sia la risposta per sfuggire alle difficoltà del paese. Infine discute cosa significhi essere un cristiano praticante nel suo paese e condivide le sue speranze per questo tempo di Pasqua e per l’anno a venire.

Ecco di seguito la conversazione del cardinale Onaiyekan con Exaudi.

EXAUDI: Eminenza, a chi segue le notizie in arrivo dalla Nigeria sembrerebbe che il suo paese stia affrontando un periodo pieno di tensioni. Le notizie riferiscono di rapimenti (di sacerdoti soprattutto), omicidi, attacchi di fondamentalisti islamici nel nord del paese… In qualità di ex Arcivescovo di Abuja ed ex presidente dei vescovi nigeriani le chiedo: la situazione è veramente drammatica come sembra?

Cardinal Onaiyekan: Sì! Forse anzi è persino più drammatica di quel che sembra a chi legge notizie dall’esterno. Il punto è che accadono fatti nel nostro paese che mai avevamo sperimentato prima e che mai immaginavamo potessero accadere. La situazione di insicurezza, in un paese che non è ufficialmente in guerra con nessun altro paese nemico, né in stato di dichiarata guerra civile, è del tutto insensata. Allo stato in cui siamo, sembra che il governo abbia abdicato al suo dovere di assicurare la sicurezza delle vite e delle proprietà dei cittadini, un dovere primario di qualsiasi governo.

Ma il fatto più allarmante ancora è che chi ha incarichi di governo non sembra affatto preoccupato della difficile situazione della gente vittima quotidianamente di banditi, terroristi, sequestratori,  rapinatori armati e tutti i tipi di assassini violenti. Si circondano di battaglioni armati di agenti di sicurezza, mentre la popolazione generale è lasciata alla mercé degli assassini. Ora ci chiediamo: il governo è veramente incapace di fare quel che serve? Oppure semplicemente non lo vuole fare?

EXAUDI: Ma cos’è che sta esacerbando il problema della criminalità?

Cardinal Onaiyekan: Io condivido la sensazione diffusa che il problema deriva dal fallimento del governo nell’intraprendere azioni efficaci, perseguire i criminali e trattare con fermezza loro e i loro sponsor, anche nel momento della loro cattura. Ci sono molte voci secondo cui dietro la criminalità ci sono alcune personalità di spicco che son diventate come “vacche sacre” o “intoccabili”, che la fanno franca con qualsiasi crimine, non solo omicidi, anche ingenti furti di denaro pubblico. Sembra che tra i nostri leader ci sia chi ha un’agenda nascosta, parallela o addirittura in conflitto con gli autentici interessi della nazione nigeriana. Ma tanto è inspiegabile la situazione di insicurezza che ha indotto la gente a questo piuttosto assurdo punto di vista.

EXAUDI: Cosa serve per porre fine a questa situazione? E come farlo?

Cardinal Onaiyekan: I leader politici devono mostrare più sollecitudine per il bene comune. Gli agenti di sicurezza devono essere messi in condizione di svolgere i loro compiti in modo efficiente e professionale. Negli ultimi anni, dall’inizio del governo del generale Buhari, abbiamo osservato un palese sbilanciamento nel reclutamento, nelle nomine e nel dispiegamento del personale di sicurezza, che han suscitato stridenti appelli per una ristrutturazione dell'”architettura di sicurezza” della nazione. Questa sbilanciamento a favore di elementi vicini alla religione musulmana del presidente e all’etnia Fulani, ha seminato dubbi sui criteri delle nomine dei principali responsabili della sicurezza. E questo ha un impatto negativo sugli standard operativi delle nostre forze armate e di altri agenti di sicurezza. Eppure non si fa alcuno sforzo per ascoltare queste lamentele, pur genuine e ben fondate.

Ad esempio, sono più che semplici voci quelle secondo cui enormi quantità destinate all’acquisto di attrezzature militari per contrastare i terroristi sono state rubate da funzionari di alto rango, militari e civili. Le indagini tendono a trascinarsi e rimangono inconcludenti. Questo non aiuta il morale degli uomini e delle donne in trincea!

EXAUDI: C’è un legame tra criminalità e tensioni interreligiose tra cristiani e musulmani?

Cardinal Onaiyekan: Un legame c’è, sì, ma piuttosto marginale e superficiale. I terroristi di Boko Haram, come l’ISIS loro affine, rivendicano di essere musulmani sunniti impegnati nella “Jihad” per la diffusione dell’islam in Nigeria. Ma avendo commesso atrocità come uccisioni, mutilazioni, stupri e rapimenti, sono stati categoricamente rinnegati dall’establishment islamico in Nigeria. Oltre a ciò, benché essi a volte selezionino i bersagli cristiani proprio per colpire loro e risparmiare i musulmani, nel complesso hanno fatto più vittime tra i cristiani che tra i musulmani. Questo è avvenuto principalmente perché sono operativi tra popolazioni musulmane in maggioranza. Lo stesso si può dire di altre forme di criminalità; banditi, sequestratori e pastori armati, in gran parte Fulani. La criminalità non ha religione, anche se non si può negare che la maggior parte dei gruppi criminali si dichiarano musulmani. E questa è sicuramente una sfida che procura imbarazzi alla comunità musulmana “main stream”, che cerca senza molto successo di raggiungere questi fratelli e sorelle che sbagliano.

EXAUDI: Papa Francesco tornando dall’Iraq ha indirizzato il suo pensiero all’Africa, dicendo: “Da non credere la nostra crudeltà umana. In questo momento, non voglio dire la parola, si ricomincia: guardiamo l’Africa, guardiamo l’Africa! E con la nostra esperienza di Mosul, queste chiese distrutte e tutto, si crea l’inimicizia, la guerra, e ricomincia anche ad agire il cosiddetto Stato Islamico. Questa è una cosa brutta, molto brutta. Prima di passare all’altra domanda. Una domanda che mi è venuta in mente nella chiesa era questa: ma chi vende le armi a questi distruttori?…”. Lei pensa che queste parole del Papa erano riferite alla Nigeria?


Cardinal Onaiyekan: Sì, quelle parole del Papa si applicano bene alla Nigeria. Il fenomeno dello stato islamico, partito dall’Iraq e dal Medioriente, ha messo radici in molte parti dell’Africa: nel Sahel, inclusa la Nigeria, in Somalia e Kenya con gli Al Shabab e di recente e con più virulenza ancora in Mozambico, nella regione di Cabo Degado. Ovunque esso sia, esso approfitta del fallimento dei governi in molti luoghi dell’Africa. E come dice il papa, “questa è una cosa terribile, veramente terribile!”.

EXAUDI: Ma per rispondere alle parole del Papa, chi è che vende armi alle milizie che provocano insicurezza e tensione in Nigeria?

Cardinal Onaiyekan: Anzitutto non parliamo di grandi eserciti regolari, ma di piccole formazioni, in genere, che colpiscono e fuggono, fanno agguati e aggrediscono bersagli facili, come ad esempio villaggi isolati. Non han bisogno di grandi quantità di armi per causare gravi danni. Molto spesso si tratta di una ventina di terroristi in motocicletta, armati di una manciata di fucili AK 47. Forse Boko Haram fa eccezione, dato che pare disponga anche di armamenti pesanti e anche sofisticati veicoli militari ed equipaggiamenti. Ma questi provengono da una varietà di fonti.

EXAUDI: Di quali fonti parla, Eminenza?

Cardinal Onaiyekan: Di queste che dico. La prima fonte sono le armi che catturano alle forze di sicurezza quando le attaccano nelle caserme, in campo aperto o sulle autostrade. Seconda fonte, armi comprate coi soldi raccolti coi riscatti di rapimenti, che a volte arrivano a milioni di Naira [la moneta nigeriana, NDR]. La regione del Sahel e molte altre aree dell’Africa sono letteralmente inondate di armi in vendita. Molto si è parlato del nutrito arsenale di Gheddafi, in Libia, di cui mai sono stati fatti calcoli. Ora si dice che quelle armi stiano inondando il mercato internazionale delle armi di piccolo calibro a prezzi stracciati. Terza, la solidarietà internazionale tra le varie formazioni dello Stato Islamico. Pare che stiano scambiando uomini e armi davvero con successo attraverso l’Africa da e per il Medio Oriente. Quarta, si sente dire che a volte sono anche finanziati da alcune ONG e fondazioni islamiche che condividono la loro ideologia. Questa fonte includerà alcune fonti locali – nigeriane – di cui sappiamo molto poco. Alcuni sono stati arrestati e incriminati ad Abu Dhabi alcuni mesi fa, ma in Nigeria finora nessuno!

EXAUDI: Papa Francesco ha anche deplorato spesso il trattamento inferto a giovani donne, specialmente quelle rapite e sfruttate. Perché I terroristi prendono solitamente di mira donne soprattutto?

Cardinal Onaiyekan: Questo è uno dei più inumani lati dell’operato di quelle bande di criminali armati: catturare donne disarmate, fragili e innocenti, in genere giovani. I casi ben noti di Chibok e Dapchit sono solo la punta dell’iceberg. E’ la routine che donne e ragazze siano catturate, tenute prigioniere nei campi dei loro rapitori e sottoposte ad ogni tipo di abuso e maltrattamento: lavori pesanti come facchine, serve, cuoche, abusi sessuali come matrimoni forzati o semplicemente schiavitù sessuale per il piacere dei capi e dei combattenti, e quel che è peggio attentatrici suicide. Perché i terroristi prendono di mira le donne? Secondo me semplicemente perché sono diabolici.

EXAUDI: Cosa può fare la comunità internazionale di fronte alla questione dell’avanzata dello stato islamico nell’Africa occidentale?

Cardinal Onaiyekan: Onestamente ho difficoltà a sapere che cos’è la Comunità Internazionale, cosa fa e perché in alcuni casi agisce e in altri non fa nulla. Sembra che tutto dipenda dagli interessi nazionali delle grandi potenze che controllano le istituzioni delle Nazioni Unite. Finora da quell’angolazione non si è visto molto. Se la Francia è attiva in Mali e Burkina Faso, lo è certamente perché le attività terroristiche stanno ostacolando i loro interessi per le risorse naturali in quei territori. In effetti, non sappiamo se vi siano interessi nascosti dietro i terroristi che sembrano prendere di mira le zone ricche di minerali. Se così fosse, sono quegli interessi a fornire le armi e altre risorse? Per me la questione più importante riguarda la responsabilità dei governi africani in questi luoghi infestati dai terroristi. La debolezza di un governo o il suo totale fallimento spesso sono stati la causa alla radice del crollo della legge e dell’ordine. E la corruzione e l’avidità di potere spesso rendono impossibile affrontare efficacemente le situazioni di conflitto.

EXAUDI: Molti nigeriani, soprattutto giovani, scelgono la via dell’emigrazione, verso l’Europa, nella speranza di trovare una vita migliore. Secondo lei, emigrare è la soluzione giusta per reagire ai problemi del suo paese?

Cardinal Onaiyekan: Nel nostro mondo globalizzato moderno, i movimenti da una nazione o continente all’altro sono diventati fatti all’ordine del giorno. Molti africani ne hanno approfittato per emigrare legalmente e di propria volontà in paesi da loro scelti, dove si trovano molto bene. Io sempre desidero iniziare qualsiasi discussione sui migranti africani all’estero da questa prospettiva positiva.

Invece i migranti privi di mezzi e di status giuridico finiscono naturalmente in condizioni di dipendenza, non essendo in grado di trovare un lavoro, svilupparsi e contribuire al bene socio-economico dei paesi che li ospitano.

A parte i rifugiati di guerra, la maggior parte dei giovani che lascia la casa non lo fa perché la situazione lì è insopportabile, ma perché cerca un pascolo più verde, spesso con l’ingenua convinzione che “non importa come, sarà meglio là fuori “. E sono sordi a qualsiasi consiglio, che vedono come un ostacolo al loro destino. Quel che dobbiamo fare è lavorare duro per fare del nostro paese un posto migliore per loro e per chiunque altro potrebbe voler venire e vivere con noi. Allora trasferirsi all’estero sarà un fatto di scelta, non di necessità. E la gente dovrebbe essere libera di muoversi ovunque voglia, senza né discriminazioni né rifiuti indebiti.

EXAUDI: Pensando alla convivenza in Nigeria tra comunità cristiane e musulmane, come descriverebbe lei questa realtà per un cattolico praticante?

Cardinal Onaiyekan: Per lungo tempo sono stato impegnato nel promuovere la convivenza pacifica tra le varie popolazioni della Nigeria, soprattutto al di là di barriere di etnia e di religione. E posso dire che questo è stato un impegno molto stimolante e gratificante, fino a qualche anno fa, quando abbiamo iniziato ad assistere a passi indietro in terreni si cui pensavamo di avere avanzato. A proposito di convivenza, il governo del generale Buhari ha fatto molto per accrescere la sfiducia e la polarizzazione tra i nigeriani. E i progressi di gruppi come Boko Haram hanno anche avvelenato le menti di molta gente. Ancora riusciamo comunque a restare uniti, sperando di riuscire a ripristinare la fiducia e la cooperazione per una Nigeria più grande. Io non ho smesso di sperare. Ma non sono più ottimista come lo ero una decina di anni fa.

EXAUDI: Ma la sua speranza personale, per questo tempo di Pasqua e per l’anno a venire, qual è, Cardinal Onaiyekan?

Cardinal Onaiyekan: Il nostro augurio, per questo tempo di Pasqua, in mezzo a tutte le sfide che dobbiamo affrontare, inclusa la pandemia di COVID 19, sono le benedizioni della vittoria del Signore Gesù Cristo risorto. Pasqua è la festa della speranza per un futuro migliore e per la vittoria del bene sul male, della vita sulla morte. Questa è la mia speranza per questa stagione e per gli anni a venire.